Rapporto Onu: le parti in conflitto impediscono l’ingresso agli aiuti umanitari

ban ki moonLe risoluzioni proposte dalle Nazioni Unite per la questione siriana si trasformano sempre più spesso in parole al vento. Ad ammetterlo è intervenuto lo stesso Segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon che ha rivelato come l’approvazione della risoluzione, il 22 febbraio 2014, non abbia riscontrato alcun cessate il fuoco sul campo. Anzi, l’Onu ha ricevuto diversi resoconti di bombardamenti d’aviazione e di artiglieria, incluso l’uso di bombe a barile da parte delle forze di governo e attacchi suicidi contro la popolazione da parte dei ribelli. Questi ultimi sarebbero stati rivendicati dai miliziani del cosiddetto Stato islamico dell’Iraq e del Levante e dal fronte ribelle di Jabbat al-Nusra. Ma neppure l’opposizione moderata sarebbe estranea a violazioni del diritto umanitario: alcune città sotto il controllo governativo, tra cui Damasco, sono state ripetutamente soggette ad attacchi a colpi di mortaio. Il conflitto civile, stando ai dati più aggiornati, provocherebbe circa 200 vittime al giorno: numeri destinati a salire con un probabile intensificarsi delle violenze.

L’aspetto più drammatico, rileva l’Onu, è quello relativo all’emergenza umanitaria. In Siria 9,3 milioni di persone vivrebbero in condizioni di urgente necessità, 3,5 milioni si troverebbero in zone inaccessibili e 175mila rimarrebbero assediate in zone controllate dalle forze filogovernative, mentre altre 45mila sarebbero intrappolate in aree assediate dall’opposizione.

Il rapporto presentato da Ban Ki-Moon sull’implementazione della risoluzione siriana si concentra in particolare sulle difficoltà incontrate nella consegna di beni umanitari e di prima necessità e l’inadempienza di entrambe le parti in conflitto.

All’indomani dell’approvazione della risoluzione, il governo garantì l’accesso ad alcune delle 258 località identificate come inaccessibili, ma in molti altri casi i convogli umanitari furono bloccati e fu loro impedito di consegnare anche i beni più necessari come le medicine. A Homs e Damasco le truppe governative spogliarono i convogli medici destinati ai civili, lasciando più di 200mila persone in estrema urgenza. Il governo garantì l’accesso ai convogli umanitari solo sotto il proprio controllo al confine con Libano e Giordania, ma rifiutò di aprire la strada a convogli provenienti da alcune zone curde al confine con l’Iraq e con la Turchia.

Il rapporto presentato da Ban Ki-Moon verrà discusso nella giornata del primo aprile dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Gli Stati Uniti, nel frattempo, con il loro Dipartimento di Stato, hanno annunciato che i passaggi aperti dall’opposizione permetteranno di consegnare milioni di dollari in assistenza ai ribelli. Tra le merci in partenza ci sarebbero ambulanze, coperte, materassi, autoveicoli e mezzi di comunicazione.

 

Fonte: L’Huffington Post