RDC: Ai ragazzini di strada di Goma

Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è un ragazzo in rinascita.

Quando si rimette in piedi, dopo la catastrofe, dopo la caduta, che uno dice: “E’ finita!”

 Non finirà mai, per un ragazzino. Un ragazzo si rialza sempre, anche se non ci crede, anche se non vuole. Non parlo solo dei dolori immensi, delle ferite da mine antiuomo che ti fa la morte della mamma o una malattia, parlo di te: che ti stai giocando all’esistenza in paese in guerra, che ogni mattina è un esame.

 Molto peggio che a scuola!

 Tu, implacabile arbitro di te stesso, che da come un adulto ti guarderà, deciderai se tu sei all’altezza o se ti devi condannare. Così, ogni giorno… e questo noviziato non finisce mai.

 Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormire da solo, che sei terrorizzato che qualcuno ti tolga l’aria, che non parli con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.

Peggio… se ci rimani preso in mezzo, tu, poi, soffri come un cane.  Sei stanco.

 C’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto. E così stai coltivando la solitudine dentro di te.

Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con gli altri “io sto bene in strada, sto meglio così!”

 E il cielo si abbassa di un altro palmo.

 In quella casa ci sei andato a vivere, c’hai abitato natali e pasque, in quelle persone c’hai buttato dentro l’anima.

Ed è passato tanto tempo.

E ce n’hai buttata talmente tanta di anima che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio, perché non sai più chi sei diventato.

 Comunque sia andata, ora sei qui.

 So che c’è stato un momento che hai guardato giu e avevi i piedi nel cemento, dovunque fossi, ci stavi stretto, nella tua storia, nella tua strada, nella tua solitudine… e hai pianto.

 Quanto eri disperato…

 Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata dell’autobus, su un motorino… improvvisamente, non potevi trattenerlo.

E quella notte che ti sei nascosto per dormire e hai pensato per ore, perché l’aria buia ti asciugasse le guance e poi hai scavato, hai parlato.

 Quanto parlavi!

Lacrime e parole.

Per capire… per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un significato al tuo dolore. “perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono pazzo? ”.

Se lo sono chiesti tutti. E allora giu con la ruspa dentro la tua storia, e saltano fuori migliaia di tasselli, un puzzle inestricabile… ecco, è qui che inizia tutto.

Non lo sapevi?

È da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposto in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché un ragazzino ricomincia comunque; ha dentro un istinto che lo trascinerà sempre avanti.

Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per il tuo nuovo TU, perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stesso.

Non puoi più essere quello di prima, prima della ruspa.

Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.

Innamorarsi di nuovo di se stessi o farlo per la prima volta è come un diesel, parte piano, bisogna insistere. Ma quando vai in corsa, è un’avventura ricostruire se stessi.

La più grande.  Non importa da dove cominci: dal taglio di capelli, dai vestiti o dalla voglia di stare un po’ meglio…

 Più delle albe, più del sole, un ragazzino in rinascita è la più grande meraviglia, per chi lo incontra e per se stesso.

 E’ una giornata calda a novembre, quando meno te l’aspetti…    

 Eddy Zamperlin

Volontario espatriato in RDC