RDC: Lo stupore dell’amministratore-contabile

Quasi tutti sanno più o meno quali siano le attività di un amministratore-contabile. Per chi non lo sapesse, questa figura professionale è di vitale importanza per un qualsiasi ufficio, anche di piccole-medie dimensioni come il nostro, e passa quasi tutta la sua giornata lavorativa a fare conti, controllare fatture, pagare bollette, registrare i movimenti di cassa, pagare i salari dei dipendenti, registrare documenti, effettuare trasferimenti e acquisti, ecc.. Insomma, un amministratore-contabile passa la maggior parte del suo tempo in ufficio davanti al suo computer e allo scaffale degli archivi, con calcolatrice alla mano e occhiali inforcati sul naso.

Anche il nostro amministratore, Emery, svolge questa serie di attività e lo fa con molta attenzione e passione. Tuttavia, il suo è un lavoro che non gli permette molto di uscire dall’ufficio perchè deve sempre essere pronto a rispondere a qualsiasi necessità di tipo gestionale ed è per questo motivo che, fino a poco tempo, fa non aveva ancora avuto la possibilità di vedere con i propri occhi i centri d’accoglienza con cui collaboriamo.

Nelle ultime due settimane, però, grazie al corso di formazione che stiamo preparando per gli operatori sociali degli istituti, anche Emery ha avuto l’occasione di visitare i centri nei quali interveniamo. Tale formazione, infatti, prevede una componente riguardante la gestione amministrativa degli istituti e ci è sembrato opportuno che Emery incontrasse i coordinatori di questi centri al fine di capire quali siano gli strumenti gestionali che utilizzano, quali i bisogni amministrativi, quali i possibili miglioramenti, ecc.

Emery ci ha comunicato che per lui è stata un’esperienza davvero importante, per due ordini di motivi: il primo, perchè queste visite gli hanno permesso di toccare con mano tutto ciò che lui, fino ad adesso, ha visto solo attraverso delle cifre, delle fatture, dei budget.. Ora ha visto la ristrutturazione del Centro Maman Kulutu, gli armadi in legno che sono stati costruiti per allestirlo, il pozzo e le cisterne per l’adduzione d’acqua al centro Aesd, gli orti del centro Mheed…

Il secondo motivo, più importante, è che ha potuto comprendere più profondamente la realtà dei centri d’accoglienza, le vite dei bambini che vi risiedono, il loro bisogno di attenzione e di cure… Essendo congolese, per Emery la povertà e il fenomeno dei bambini abbandonati non sono cose nuove, ma vedere concretamente i luoghi in cui sono ospitati e sapere che, seppur indirettamente, sta lavorando per dare loro un futuro migliore, è stata un’esperienza che lo ha reso ancora più orgoglioso del suo lavoro.