Riforma Adozioni Internazionali: “termini perentori: l’idoneità non è una licenza edilizia” (Gosso), “ma il risarcimento del danno subito dalla coppia interpella la responsabilità personale di ogni operatore” (Griffini)

Proseguiamo con il dibattito fra Pier Giorgio Gosso, ex presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione, e Marco Griffini, presidente di Ai.Bi., sul Manifesto “Oltre la Crisi”, lanciato dall’Associazione per proporre una riforma delle legge sulle adozioni internazionali e duramente criticato dal Dott. Gosso in un documento del 9 agosto 2012 inviato tramite l’Associazione ANFAA. Ecco il dibattito sulla questione del rispetto dei tempi previsti dalla legge nel procedimento adottivo che, come denuncia Ai.Bi., non vengono mai rispettati.

Piegiorgio Gosso: “A lasciare francamente interdetti, è, poi, la proposta di imporre, sic et simpliciter, dei termini perentori alla durata della procedura di adozione internazionale. Innanzi tutto va chiarito che un’eventuale introduzione di termini perentori in materia adozionale potrebbe unicamente concepirsi nei confronti degli atti amministrativi, e mai nei confronti degli atti giudiziari: infatti, se un giudice ritarda nell’emettere una sentenza o un decreto, non per questo può essere spogliato della sua competenza, ma potrà tutt’al più essere chiamato a risponderne in via disciplinare, (o in alcuni casi limite potrà essere sostituito con un altro giudice di pari competenza): cambiare questa regola di diritto significherebbe sovvertire un fondamentale principio di democrazia che vige in tutti i Paesi civili. E, dunque, norme che sanzionassero l’omesso rispetto dei termini previsti ex lege potrebbero introdursi soltanto nei confronti delle inerzie dei servizi o degli enti autorizzati.”

Marco Griffini: “la contestazione del Dott. Gosso sull’applicazione di termini alle attività della magistratura risulta fuori tema, visto che nella proposta di Ai.Bi. è previsto proprio che l’idoneità sia dichiarata a livello amministrativo e, più in genere, che l’intero procedimento di accompagnamento delle coppie adottive sia inquadrato in un procedimento fra Servizi sociali ed Enti autorizzati. I termini qui hanno la funzione di rendere celere ed efficiente la prestazione amministrativa e – si badi bene – questa funzione Ai.Bi. l’ha proposta anche rispetto alle prestazioni degli enti autorizzati.”

Piergiorgio Gosso: “Le conseguenze di una simile introduzione, potrebbero essere, allora, le seguenti: 1) trasmissione obbligatoria degli atti ad altro ufficio (ad esempio all’agenzia regionale per l’adozione o alla CAI) affinché provveda per il completamento della pratica, così allungando comunque i tempi della procedura; 2) applicazione della normativa sul “silenzio-assenso” della P.A., con la conseguenza che l’omissione o il ritardo dell’ufficio fa sì che la domanda di adozione si debba intendere come accolta: ma questa seconda strada ripugna al senso comune, visto che l’idoneità all’adozione non può certamente essere assimilata a una licenza edilizia o ad un permesso di commercio.”

Marco Griffini: “Il mancato rispetto dei tempi dovrebbe dare luogo all’applicazione di tutte le norme previste nel diritto amministrativo per il caso di inadempimento dei pubblici ufficiali, cui si aggiungerebbe l’eventuale risarcimento del danno in sede civile secondo le comuni regole processuali. Per il ritardo o l’inadempimento degli Enti autorizzati sarebbe prevista una sanzione e la possibilità di revoca dell’autorizzazione. Sulla possibile applicazione del silenzio-assenso abbiamo, in effetti, riflettuto che non ce ne sarebbe bisogno visto che diversi soggetti sono coinvolti nella procedura, tutti con capacità professionali tali da consentire di evitare che il procedimento si arresti o vada avanti senza che nessuno se ne assuma la diretta responsabilità. Pensiamo, comunque, che questo aspetto si possa approfondire, con l’evidente unico obiettivo di trovare insieme delle soluzioni che consentano agli operatori di riservare la massima attenzione e solerzia in questa importante materia. Di certo è da escludere la possibilità che si tirino in ballo le “Agenzie regionali di adozione” che non esistono in Italia se non come eccezione e che sono realtà altamente inefficienti da abolire anch’esse.”