Approvata riforma fiscale: cosa cambia per le famiglie?

Il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di Legge Delega per la riforma fiscale: ipotesi di un passaggio a 3 aliquote anziché 4 con l’obiettivo di arrivare presto a una “flat tax” uguale per tutti. Tagli anche per IRES e IRAP

Il Consiglio dei Ministri di giovedì 16 marzo ha approvato diversi provvedimenti. Due, in particolare, le decisioni più importanti: la prima riguarda il decreto-legge sulla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, di cui si parla ciclicamente da decenni; la seconda, e più decisiva, riguarda un’ambiziosa riforma fiscale. Anche sul versante dei cambiamenti del funzionamento del fisco nel nostro Paese si parla da tanto tempo, ma il Governo Meloni ha decisamente spostato la questione in cima alle sue priorità, puntandoci molto anche in campagna elettorale. Dunque, seppure si sia solo all’inizio (ma proprio all’inizio) del processo, la notizia è di quelle da seguire con attenzione.

Riforma fiscale: 3 aliquote subito. Obiettivo flat tax

Innanzitutto: cosa ha approvato il governo? L’ok del CDM è arrivato su un disegno di legge delega: semplificando, si tratta di un testo che descrive piuttosto sommariamente i punti principali che avrà la legge vera e propria una volta che verrà approvata. Per la sua approvazione, però, l’iter non è quello classico che prevede la discussione e il passaggio alla Camera e al Senato, ma il governo chiede al Parlamento una “delega” (da qui il nome stesso di “legge delega”) per essere lui stesso a occuparsi direttamente dell’approvazione dei decreti che porteranno all’attuazione della legge. Questo è, al momento, il punto in cui si è concretamente arrivati: sta ora al Parlamento discutere il disegno di legge delega e decidere se concedere al governo di occuparsene autonomamente, imponendo eventualmente alcuni “paletti” da rispettare. Nel momento in cui arriverà l’ok del Parlamento, il Governo avrà 24 mesi di tempo per scrivere e approvare definitivamente la riforma.
Questo l’iter previsto, dal quale si evince che se i contenuti precisi della legge ancora non ci sono, il CDM ha indicato la direzione che intende seguire e i principali obiettivi della riforma.

Gli obiettivi della riforma fiscale proposta dal governo

L’obiettivo dichiarato è quello di “semplificare e ridurre la pressione fiscale”. Per farlo, l’intenzione è di intervenire principalmente sull’IRPEF (l’imposta sul reddito delle Persone Fisiche) passando a un sistema che preveda tre scaglioni di aliquote anziché le attuali quattro. Il traguardo dichiarato è di arrivare, nel giro di qualche anno, all’approvazione della cosiddetta “flat tax”: un’imposta unica, uguale per tutti, che sostituisca in toto il sistema delle differenti aliquote. Ancora non ci sono le indicazioni di quali potrebbero essere le nuove aliquote e, dunque, è possibile fare solo delle ipotesi e delle simulazioni. Una l’ha provata a scrivere Il Sole 24 Ore, prevedendo di accorpare i primi due scaglioni di oggi (23% per redditi fino a 15mila euro e 25% per redditi tra 15mila e 28mila euro) in un unico scaglione con Irpef al 23%. Evidentemente, a guadagnarci di più sarebbe la fascia tra 15 e 28 mila euro, che si vedrebbe riconosciuto un taglio di 2 punti percentuali. Il vantaggio di questa soluzione sarebbe il costo relativamente contenuto e il fatto che i vantaggi si farebbero sentire, anche se in maniera ridotta, anche per i redditi più alti, che beneficerebbero del taglio di aliquota per la parte di reddito fino a 28 mila euro.
Anche il Resto del Carlino, in una delle sue due simulazioni, ipotizza questa strada: 23% di aliquota per redditi fino a 28mila euro, appunto; 33% fino a 50mila euro; 43% oltre i 50mila. I vantaggi su base annua ammonterebbero a circa 60 euro per chi oggi guadagna meno di 15mila euro; 100 euro per chi ne guadagna 20mila; 400 per chi ne guadagna 35mila e 700 per chi ne guadagna 50mila.
Oltre alle modifiche delle aliquote, il disegno di legge delega prevede una riduzione dell’IRES per le società che assumono o investono; l’eliminazione graduale dell’IRAP; l’alleggerimento delle sanzioni per chi non è stato in grado di pagare le tasse e per le aziende che decidono di collaborare con il fisco. Infine, per i redditi più bassi, c’è l’ipotesi di equiparare il limite della “no tax Area” dei dipendenti a quella dei pensionati a quota 8500 euro.