Risoluzione ONU Infanzia. Griffini (Ai.Bi.): “Chiudono gli istituti ma non si contempla l’adozione”

“Non si parla del diritto di ogni bambino ad avere una famiglia. Errore culturale. Anche la migliore forma di assistenza comunque non restituisce la dignità di ‘figlio’”

“La Risoluzione delle Nazioni Unite 2019 sui Diritti dell’Infanzia? Ottima, ma non si fa alcun riferimento all’adozione. Si parla di chiusura degli istituti, benissimo, ma non di diritto del bambino ad avere una famiglia. Forse si vuole una generazione ‘senza figli’“. Lo sostiene Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. – Amici dei Bambini, organizzazione nata da un movimento di famiglie adottive e affidatarie da oltre trent’anni impegnata, in Italia e nel mondo, nella lotta all’abbandono minorile.

La Risoluzione, recentemente adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU, pone al centro il superamento dell’istituzionalizzazione infantile, auspicando una sua progressiva sostituzione con forme di tutela alternativa, quali l’assistenza familiare e all’interno di comunità o case-famiglia.

“In generale – prosegue il presidente Griffini – nel documento si sottolinea molto l’importanza di lavorare sul reinserimento familiare e di cercare di prevenire l’allontanamento dal nucleo d’origine del minore e sicuramente non si incensa l’adozione. Se ne parla prevalentemente in negativo, in termini di contrasto alle adozioni illegali, che, per carità, va benissimo, o di protezione dei minori in materia di registrazione delle nascite, relazioni familiari e adozione. Ma non è possibile che un gesto tanto grande, come quello di restituire una famiglia a un bambino, rivesta un ruolo così marginale. Perché qui c’è, di fondo, un errore culturale: gli istituti non devono essere sostituiti da comunità e case famiglia, ma da un reinserimento familiare, laddove possibile, o, altrimenti, dall’adozione nazionale o internazionale. Bisogna sottolinearlo, per ribadire che anche la migliore forma di assistenza comunque non restituisce a un bambino la dignità di ‘figlio’”.