Ru486. Il ritorno dell’aborto alla clandestinità

Le riflessioni di Eugenia Roccella. Con la scusa del contagio torna ciò che un tempo faceva orrore

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Se il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha pubblicizzato le nuove linee guida sul ricorso all’aborto farmacologico (la pillola Ru486) come una conquista di civiltà, l’ex deputata e giornalista Eugenia Roccella non la pensa così. Dalle colonne de Il Foglio è arrivata la denuncia: “Con la pillola a domicilio l’aborto torna nella clandestinità”, il titolo dello scritto. Se la legge 194 prevedeva infatti che l’aborto farmacologico potesse avvenire solamente all’interno delle strutture sanitarie pubbliche, le nuove linee guida prevedono che chi vi facesse ricorso possa tornare a casa solamente mezz’ora dopo l’assunzione della pillola.

“L’aborto – spiega la Roccella – diventa una questione tutta privata, e tutta a carico della donna, che potrà assumere i farmaci anche in un consultorio, e poi gestire la procedura abortiva, che dura in media tre o quattro giorni, da sola. La stessa cosa sta avvenendo in Inghilterra. Esattamente come in Italia, tutto è avvenuto con la giustificazione del contagio: perché mandare le donne ad abortire nelle strutture sanitarie, oberate di lavoro e concentrate sulla pandemia, quando è possibile somministrare la Ru486, la pillola abortiva, direttamente a domicilio?”. Eppure le cose non sono così semplici come qualcuno cerca di far trasparire.

Perché, come spiega ancora la Roccella “è noto, ormai, che il metodo chimico è più lungo, doloroso e soprattutto rischioso dei metodi tradizionali e già 13 casi di aborti effettuati con la Ru486 in Gran Bretagna sono sotto indagine. Le notizie sulle morti e sugli eventi avversi emergono però a fatica, in Inghilterra come in tutto il mondo”. Guai, insomma, a toccare la pillola abortiva. Anche se cambiano (in via strumentale) le prospettive. Come spiega ancora la Roccella, se “negli anni Settanta la campagna per depenalizzare l’aborto puntava tutto sull’orrore dell’aborto clandestino”, invece “oggi l’aborto torna in una sorta di nuova clandestinità, naturalmente in versione 2.0″.