Russia: vinto il ricorso alla Corte Suprema: “Yulia è diventata finalmente nostra figlia”

 adozione350“Quando guardo negli occhi mia figlia, non posso ancora credere che sia qui con me”. Così esordisce Lucia, con un tono di voce che trasuda felicità.

La storia del travagliato iter adottivo percorso da Lucia e Giovanni ha inizio nel 2010, quando, conferito il mandato ad Amici dei Bambini, depositano la loro richiesta di adozione presso l’Organo di Tutela della Regione di Omsk, in Russia.

Trascorsi quasi due anni, ricevono finalmente l’abbinamento con un bambino di 6 anni e mezzo: effettuano così il primo viaggio per incontrarlo e abbracciarlo. “Eravamo al settimo cielo. Il nostro entusiasmo iniziale era però destinato a spegnersi presto”, ricordano con rammarico i due coniugi. “Rientrati in Italia, dopo aver vissuto un’intensa e indimenticabile settimana con nostro figlio, le autorità russe ci hanno comunicato che il bambino era stato inserito nuovamente all’interno della sua famiglia allargata, a causa di alcune incongruenze nelle indagini socio–familiari”.

Per la coppia è un duro colpo, tuttavia, con il sostegno di Ai.Bi., riescono a superare il trauma e a settembre 2012 vengono abbinati alla piccola Yulia. Il mese successivo si recano subito a Omsk, carichi di aspettative. “Siamo immediatamente partiti per la Russia, felicissimi di poter conoscere nostra figlia”. Le cose, effettivamente, sembrano volgere al meglio: la coppia trascorre una settimana insieme alla bambina. La stessa autorità russa che ha effettuato l’abbinamento li rassicura sulle prospettive di buona riuscita della prima udienza di adozione, fissata per febbraio 2013.

I coniugi tornano in Italia, preparano le carte e a febbraio ripartono alla volta della Russia. Terzo viaggio. “Ma anche questa volta abbiamo avuto un’amara sorpresa”, racconta Lucia. “Durante l’udienza, si presenta improvvisamente uno zio della bambina. Il giudice decide di rinviare a giudizio il caso e richiede agli organi di tutela di verificare l’idoneità dell’uomo all’affidamento di Yulia. Ancora una volta torniamo in Italia con un vuoto incolmabile, ma con la speranza di poter presto riabbracciare nostra figlia”.

A marzo del 2013, il quarto viaggio, pressoché inutile: l’udienza infatti si conclude con un altro rinvio, per permettere allo zio del bimbo di frequentare dei corsi per l’adozione e l’affido di minori. Nulla di fatto, dunque: bisognerà attendere ancora un paio di mesi per avere delle risposte.

A maggio, la coppia si reca ad Omsk per la nuova udienza: quinto viaggio. Dalle indagini socio-familiari, è emerso che lo zio ha problemi di alcolismo e viene valutato non idoneo all’affidamento della bimba. Inaspettatamente, però, il giudice rigetta anche la richiesta d’adozione dei due coniugi italiani, riportando nella sentenza che non erano stati fatti (da parte dell’Organo di Tutela) tutti gli sforzi necessari per il reinserimento nella sua famiglia allargata o l’adozione da parte di una famiglia russa.Eravamo sotto shock, traumatizzati. Non potevamo credere alle parole della sentenza. Yulia è una bambina che ha bisogno di cure speciali e tanto amore, e sapevamo con certezza che era già stata rifiutata da diverse coppie russe. Il nostro timore era che la bimba sarebbe rimasta in istituto ancora per lungo tempo, che non avrebbe mai trovato nessuno disposto ad accoglierla. Come si poteva con tanta superficialità negare il diritto di un innocente ad avere un papà e una mamma?”, dice Giovanni, con il terrore ancora negli occhi.

Con Yulia sempre nel cuore, la coppia non demorde e decide di fare ricorso presso la Corte Suprema. E’ il capitolo finale di questa lunga battaglia, quello più felice. Partono l’ultima volta per la Russia, ma questa volta non tornano da soli. Contro ogni pronostico, Lucia e Giovanni vincono infatti il ricorso e diventano ufficialmente i genitori della bimba. “E’ stata la liberazione da un incubo e una gioia indescrivibile”, continua Lucia, ancora visibilmente emozionata, “Anche se le possibilità di vincere erano ridotte al minimo, nel nostro cuore sapevamo che sarebbe andato tutto bene. L’esperienza che abbiamo vissuto è stata drammatica, ci ha segnato nel profondo. Ma la vita con Yulia oggi è qualcosa di così  meraviglioso da ripagarci di tutte le sofferenze subite. In questo momento lei è qui con noi, vivace e serena, e questo ci basta”.