Salvare l’adozione internazionale. Nel decalogo del Ciai la vera emergenza è la paralisi della Cai

dellamonicaDieci obiettivi da realizzare e sei emergenze da risolvere per salvare l’adozione internazionale in Italia. Il Ciai (Centro Italiano Aiuti all’Infanzia), uno dei principali enti autorizzati nel nostro Paese, propone un decalogo in vista della riforma della legge 184/1983 sulle adozioni affinché si arrivi a una legge veramente “dalla parte dei bambini”. Mentre in Parlamento si parla di possibile apertura ai single e alle coppie di fatto, le vere priorità dell’adozione sembrano essere altre. A cominciare, come rileva il Ciai, dall’attuale paralisi della nostra Autorità Centrale, quella Commissione Adozioni Internazionali di fatto bloccata da 2 anni.

Uno dei principali obiettivi auspicati nel “decalogo” è una procedura trasparente che tuteli i diritti dei bambini. A questo scopo, la Cai deve svolgere un ruolo determinante di controllo e coordinamento anche internazionale, fondamentale nella lotta alla compravendita di bambini. Oggi però, denuncia il Ciai, siamo in una situazione in cui la Cai non si riunisce dal giugno 2014. “Vanno attribuiti poteri di controllo dell’operato della Cai in capo al Governo e al Parlamento – spiega l’ente -. Attualmente chi controlla è lo stesso controllato: la vicepresidente della Cai ha anche le deleghe del presidente”.

Gli altri 9 “comandamenti” in vista della riforma iniziano con la necessità, ribadita dalla Convenzione Onu del 1989, si mettere l’interesse del bambino al primo posto. Da questo discende l’obbligo di ascoltare sempre il minore, nei modi adeguati rispetto all’età. Quindi permettere l’adozione a genitori “idonei, preparati e soprattutto ‘giusti’ per il bambino”, equiparando in questo la procedura dell’adozione nazionale a quella dell’internazionale. Una famiglia, infatti, prosegue il Ciai, deve essere “per sempre”, ponendo fine ai casi di affido “sine die”. Proseguendo nel decalogo, l’ente presieduto da Paola Crestani auspica un’adozione aperta alla continuità affettiva dei bambini, l’aiuto ai minori a restare nei rispettivi Paesi e famiglie di origine, un maggiore sostegno alla coppia adottiva attraverso un monitoraggio periodico e il supporto nel post-adozione, tempi delle procedure più brevi. Senza dimenticare maggiori controlli sugli enti autorizzati, per assicurare la “legalità di ogni procedura di adozione internazionale”.

Tra le emergenze denunciate dal Ciai la principale riguarda ancora l’attuale totale paralisi della Commissione. La mancata pubblicazione  dei dati 2014 e 2015 sull’adozione internazionale “rende impossibile rilevare le criticità attuali del sistema – spiega l’ente – al fine di implementare strategie e politiche per migliorare la tutela dei bambini nell’adozione”. “Un’adeguata politica di rilancio e sostegno delle adozioni internazionali – prosegue il Ciai –necessita innanzitutto di una Cai che rafforzi il suo ruolo di interlocutore internazionale e di guida per tutti i 62 enti autorizzati italiani”. Ma la Commissione latita anche sul altri fronti. Il Ciai li elenca con completezza, come fatto recentemente anche da Amici dei Bambini. Nessun incontro periodico con gli enti, nessuna consultazione semestrale con le associazioni familiari, nessun rimborso agli enti per progetti di cooperazione per la prevenzione dell’abbandono nei Paesi esteri (già realizzati e rendicontanti da oltre un anno), quasi del tutto interrotte le comunicazioni con le famiglie.

Tra le altre emergenze evidenziate, quelle più volte denunciate anche da Ai.Bi.: tempi troppo lunghi, mancanza di sostegno economico alle famiglie (i rimborsi previsti dal Fondo Adozioni sono fermi al 2011), scarso supporto nel post adozione, mancanza di una banca dati nazionale dei minori adottabili e delle coppie disponibili.

 

Fonte: Vita