San Marino 2022: Adozione Internazionale ci sei? La ricetta di Ai.Bi. per superare la crisi

Dalle “neglect list” di migliaia di minori abbandonati e adottabili, a milioni di coppie sterili: come far sì che si possano finalmente incontrare?

Dai fasti del 2013 con ben 182 adozioni internazionali concluse, ai minimi storici del 2021 che ha visto solo 19 adozioni raggiunte.

Intanto milioni di bambini senza famiglia attendono in tutto il mondo la loro occasione di essere amati. Che fare?

È giunto oggi, davvero il momento di pensare ad un rilancio dell’adozione internazionale. Ai.Bi. da anni lavora per questo importante obiettivo.

Di rilancio dell’adozione internazionale, si sta parlando anche in questi giorni a San Marino all’interno della 29esima edizione del seminario estivo di Ai.Bi. ripreso quest’anno dopo 2 anni di stop dovuti alla pandemia.

Quattro giorni, dal 25 al 28 agosto, per ragionare sulle strategie dell’attività di accoglienza e riflettere su quelli che sono i principi cardine dell’esistenza stessa di Ai.Bi., alla presenza di coordinatori regionali, i membri del Consiglio Nazionale, le famiglie del movimento la Pietra Scartata, i responsabili di Ai.Bi. e diversi altri collaboratori dell’Associazione.

Adozione Internazionale ci sei?

In particolare, in un seminario, Michele Torri, responsabile relazioni istituzionali di Ai.Bi. e i collaboratori dello staff Adozioni Internazionali, hanno deciso, di stimolare il pubblico, rispondendo ad una domanda: “Adozione Internazionale ci sei?”

Vi riportiamo di seguito il loro intervento:

I dati relativi alle adozioni di minori stranieri portate a termine da famiglie italiane nel corso degli ultimi 10 anni indicano in maniera inequivocabile come, ad oggi, l’adozione internazionale abbia un ruolo marginale nella missione di garantire ad ogni minore il diritto di essere figlio. Da qui, dunque, scaturisce la domanda alla base del nostro intervento: “Adozione internazionale, ci sei?”

Per rispondere adeguatamente a questa domanda ci siamo chiesti come prima cosa chi ci stesse ponendo il quesito. Ci siamo immaginati che quello che sembra a tutti gli effetti un vero e proprio grido di aiuto possa provenire sia dai minori abbandonati, sia dagli aspiranti genitori adottivi.

I minori abbandonati ci chiedono “Adozione internazionale, ci sei?”

Ce lo chiedono perché gli istituti con cui collaboriamo nei diversi Paesi sono “visibilmente” strapieni di minori, che spesso vivono in condizioni di indigenza. Minori che sappiamo dalle relazioni spesso entrano piccolissimi in istituto senza sapere se riusciranno mai ad uscirne.

Ce lo chiedono perché le liste di minori special needs (le cosidette “neglect list”) che ci propongono le autorità locali sono sempre più lunghe e loro, i minori, sono li che aspettano che qualcuno li adotti. Si pensi che in Colombia la lista di minori “speciali” comprende più di mille bambini!

Altri minori ce lo chiedono perché vedono addirittura che gli adulti hanno deciso che l’adozione internazionale non serve proprio e hanno deciso di “chiudere” il Paese alle famiglie straniere.

Gli interventi di prevenzione all’abbandono, gli interventi volti a promuovere il re-inserimento familiare dei minori, l’adozione nazionale, ad oggi, non sono evidentemente sufficienti per risolvere il fenomeno dell’abbandono. L’adozione internazionale è ancora indispensabile per contribuire a dare una famiglia a milioni di minori abbandonati. Ma allora in che modo possiamo rispondere alla domanda che ci pongono “Adozione internazionale, ci sei?”.

Rispondiamo loro che “sì, l’Adozione internazionale c’è”

che stiamo lavorando per rispondere alle sfide che la loro adozione ci pone tramite l’avvio di veri e propri progetti di cooperazione per l’adozione dei minori nelle “neglect list” (e.g. aggiornamento delle schede; visite mediche; lo sviluppo di piattaforme quali “Figli in attesa”), l’avvio di progetti che permettano a minori e famiglie di trascorrere insieme del tempo prima dell’adozione, “per combattere la paura”, in Italia (“Vacaciones en el extranjero”) o nei Paesi di origine dei minori (“Summer camp”), e la realizzazione di attività di formazione e sensibilizzazione rivolte alle autorità nei Paesi di origine per cercare di rimuovere gli ostacoli che impediscono il ricorso all’adozione internazionale.

Anche milioni di genitori sterili in Italia ci rivolgono la stessa domanda “Adozione internazionale, ci sei?”.

Ce lo chiedono perché ormai da tempo hanno perso fiducia nel fatto di potere diventare genitori grazie all’adozione internazionale. Al netto dell’inversione di tendenza registrata nell’ultimo anno, di fatto, sono due decenni che il numero di famiglie italiane che fanno domanda per adottare un minore straniero è in calo.

Il dato incoraggiante, il lumicino che rimane acceso, è che il numero di domande per adottare un minore straniero è ancora oggi superiore rispetto al numero di adozioni realizzate all’anno. Ci siamo allora chiesti cosa possiamo fare per fare in modo che questo lumicino torni ad essere un fuoco che arde per restituire ad ogni minore abbandonato il diritto di essere figlio.

Anche agli aspiranti genitori adottivi ci sentiamo di rispondere “sì, l’Adozione internazionale c’è”. Su due aspetti alla base di questa risposta lavoriamo senza soluzione di continuità: formazione e accompagnamento.

È necessaria una formazione il più possibile “inclusiva” per fare in modo che le coppie siano preparate ad adottare i minori che si trovano oggi in adozione. Altrimenti i tempi per adottare saranno sempre più lunghi, i fallimenti adottivi saranno dietro l’angolo e la sfiducia preverrà. Più corsi di formazione, dunque, non solo per gli aspiranti genitori adottivi ma anche per gli operatori dei servizi sociali (per rafforzare la collaborazione tra gli attori del sistema, per fare rete).

Siamo consapevoli della necessità di migliorare ulteriormente l’accompagnamento delle famiglie non solo durante la procedura di adozione ma anche nel post adozione. Le adozioni portate a termine devono essere una “vetrina” per attrarre nuove famiglie. Per questo motivo diventa indispensabile attivare percorsi di potenziamento e arricchimento genitoriale.

In collaborazione con le autorità di riferimento per il sistema adozioni, si dovrà cercare di garantire alle famiglie più possibilità per adottare (stipulando e rafforzando i rapporti con i Paesi di origine dei bambini, anche attraverso accordi bilaterali con i Paesi non ratificanti la Convenzione de L’Aja), tempi e modalità di adozione certi (investendo sulla digitalizzazione) e una adozione meno cara (anche gratuita inserendo l’adozione Internazionale nell’ambito della politica estera dell’Italia, con fondi a carico del Ministero degli Affari Esteri).

Si ritiene indispensabile promuovere la cultura dell’adozione attraverso attività di sensibilizzazione da portare avanti in collaborazione con le ASL, con gli ospedali, con i ginecologi e con le parrocchieAnche la scuola e gli insegnanti devono essere preparati adeguatamente perché vi sia davvero un clima di inclusività e di comprensione dell’altro e della sua storia.

Siamo consapevoli che tutte le azioni dovranno essere portate avanti contestualmente. Ad un aumento delle richieste di adozione dovrà corrispondere un aumento delle adozioni altrimenti ogni sforzo profuso risulterà vano.