Santità, intervenga Lei: i nostri figli non possono essere abbandonati una seconda volta

Le famiglie italiane bloccate in Congo

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Si riporta di seguito il testo della lettera inviata dalle sei famiglie di Ai.Bi. bloccate in Congo a Sua Santità, Papa Francesco.

 

“Sua Santità Papa Francesco,

siamo sei famiglie al momento a Kinshasa, in RDC, giunte il 18 novembre 2013 per concludere un’adozione internazionale.

Abbiamo a suo tempo completato l’iter adottivo in Italia, lungo, complesso e serio, e le autorità italiane ci hanno rese idonee ad adottare un bambino in RDC.

Le istituzioni congolesi hanno poi emesso la sentenza di adozione, per cui siamo legalmente genitori di questi bambini.
Manca il permesso di uscita dal Paese per i nostri figli, che deve essere emesso dalla DGM – Direction Generale de Migration.
Quindi, da quella data viviamo con i nostri figli, siamo i loro genitori ma non possiamo lasciare il Paese.

Le istituzioni italiane si stanno prodigando per risolvere questa situazione, ma al momento non sappiamo con quali risultati.
Abbiamo il terrore e l’angoscia che la situazione non si sblocchi, e che si debba tornare in Italia senza i nostri figli, di fatto condannandoli ad un altro abbandono, dopo che, finalmente, avevano avuto in dono una famiglia per tutta la vita.

Simon, il più piccolo dei bimbi, di 13 mesi, è affetto da gravi patologie da denutrizione e necessita urgentemente di cure appropriate in Italia.

Potrebbe, caro Papa Francesco, intercedere per noi presso il Presidente Kabila, affinché si possa tornare al più presto in Italia – magari per Natale! – con i nostri figli?

Oltre a noi sei famiglie che viviamo insieme a Kinshasa, ci sono altre 20 famiglie italiane nelle nostre stesse condizioni, dislocate in diverse località della capitale.

I nostri figli finalmente strappati ad un destino che a volte si manifesta nella tragicità da sempre riservata agli ultimi fra gli ultimi, non possono essere abbandonati una seconda volta per cause che neanche noi genitori riusciamo a capire pienamente, spezzando oltremodo il legame familiare che pian piano tutti noi stiamo costruendo.

Confidenti in un Suo intervento, La ringraziamo tantissimo e Le porgiamo i nostri più cordiali saluti.

Le famiglie di Ai.Bi.”