Scambio di embrioni: “Così abbiamo deciso di restituire nostro figlio”

provettaGli americani lo chiamano “mix up”. È lo “scambio di embrioni”. Nel 2009 due coniugi statunitensi, Carolyn e Sean Savage, sono stati protagonisti di una vicenda simile a quella che in questi giorni tiene banco in Italia, con lo scambio di embrioni effettuato erroneamente all’ospedale “Sandro Pertini” di Roma. E anche la loro disavventura rimase per settimane sulle prime pagine dei giornali americani.

“Brutte notizie. Ha chiamato la clinica, c’è stato uno sbaglio. Il bambino non è nostro”. Con queste parole Sean comunicò a Carolyn che il bambino che il bambino che portava in grembo era in realtà di un’altra coppia. I medici le consigliarono subito di abortire, ma lei, proveniente da una famiglia profondamente religiosa, decise di portare avanti la gravidanza e di dare alla luce quel bambino, anche se si trattava di un figlio non suo. Una scelta oltremodo coraggiosa in un Paese come gli Stati Uniti. Qui, infatti, nelle diatribe tra genitori biologici, cioè quelli che portano a termine la gravidanza, e genitori genetici, ovvero quelli che forniscono i gameti, la legge riconosce quasi sempre a questi ultimi il diritto di risultare legalmente i genitori del neonato. I Savage, quindi, sapevano fin dal principio che non avrebbero potuto tenere quel bambino.

Ma nonostante questo, non rinunciarono a compiere la loro scelta. “Non importa se quel bimbo era nella pancia sbagliata – racconta ora Carolyn –.Non era colpa nostra né dei suoi genitori. Io mi misi nei panni della mamma di quel bambino: cosa avrei fatto io, se mio figlio fosse stato nella pancia di un’altra donna? Non avrei pregato con tutta me stessa che quella donna lasciasse vivere mio figlio?”

Così, la coppia decide di tenere il bambino fino al giorno del parto e poi di consegnarlo ai suoi genitori adottivi. A loro interessa solo che Logan, questo il nome scelto per il piccolo, stia bene.

Certo, il ricordo di lui è sempre presente nella mente e nel cuore di Carolyn. “Ogni giorno mi chiedo: dov’è? Come sta? Sarà malato? Avrà avuto una buona giornata?” Carolyn e suo marito hanno visto Logan solo un paio di volte. Lei gli ha scritto una lettera che spera sua madre voglia consegnargli un giorno. Vorrei solo che sapesse quanto l’abbiamo amato – dice –, quanto ci dà forza sapere che lui esiste. E poi che saremo sempre qui, che sarà sempre il nostro bambino anche se non è nostro figlio”.

Prima di Logan, Carolyn e Sean avevano già avuto 3 figli. I primi 2, Drew e Ryan, in modo naturale. Poi è subentrato un problema di sterilità, al quale hanno fatto fronte con la provetta. Così nacque Mary Kate. Da quella procedura erano “avanzati” degli embrioni che la coppia decise di far congelare e di far vivere in futuro, per una quarta gravidanza, quella che poi si è tramutata nel “mix up”.

Dal 2009 i Savage si dedicano alla sensibilizzazione di chi sceglie la fecondazione assistita sui suoi possibili rischi, sulla necessità che i centri siano all’altezza degli standard internazionali, sulle responsabilità enormi che ciascuno deve prendersi nel tentativo dell’uomo di gestire la nascita di vite. Sulla loro triste vicenda Carolyn e Sean hanno anche scritto un libro, intitolato significativamente Inconceivable, inconcepibile…

 

Fonte: Avvenire (16 aprile 2014)