Scoppia la polemica: politici, intellettuali e psicologi contro la decisione del Tribunale. “Vivere con due donne creerà problemi alla bambina”

coppia donne1In settimana, alla ripresa dei lavori in Parlamento, si capirà meglio il destino della ‘stepchild adotion’ per le coppie gay, ma intanto si solleva un vero e proprio vespaio di polemiche coinvolgendo intellettuali, psicologi, psicoterapeuti e politici alzando muri contro il diritto di adozione nelle unioni civili omosessuali.

Come nel caso di Margherita De Bac, giornalista del Corriere della Sera che ha pubblicato un’intervista all’avvocato Antonella Tomassini, esperta di diritto di famiglia in cui si afferma a chiare lettere che “la sentenza è un azzardo. Vivere con due donne creerà problemi alla bambina. Un vero e proprio attacco alla famiglia tradizionale: l’egoismo delle due mamme  sta esponendo la figlia a un disagio sociale”.

Per  l’avvocato Tomassini  “evidentemente i giudici hanno disposto un’ indagine attraverso gli assistenti sociali che hanno valutato la coppia in modo positivo. Le due donne ne sono uscite bene. Però riconoscere addirittura un’ adozione…”. Dunque secondo il giurista a uscirne male sarà la bambina. “Avrà dei problemi– assicura – per l ‘impreparazione della società ad affrontare queste situazioni . Pensiamo alla scuola , ai compagni di classe, a quando la maestra chiederà alla bimba di essere accompagnata da mamma e papà”.

Un dibattito che infuoca anche i politici. “Dal concepimento ai matrimoni gay – dice richiamando ai suoi doveri la politica il segretario del PSI Riccardo Nencinidal permesso di soggiorno ai diritti delle coppie omosessuali sono i tribunali a scrivere la norma e a consentire il godimento di diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. Un paradosso”.

Sul tema il Nuovocentrodestra ha fatto sapere che “si opporrà a qualsiasi apertura legislativa che preveda adozioni da parte di coppie omosessuali”. Il portavoce nazionale del partito, Barbara Saltamartini afferma che “si tratta di far emergere i rischi di una pericolosa deriva sia giuridico-legislativa sia etica, che può scaturire da questa sentenza”. Una posizione condivisa da Maurizio Gasparri, vicepresidente Fi del Senato, che parla di “vergognosa sentenza. Oggi ci troviamo di fronte a un giudice che può pronunciarsi, su temi così delicati, facendo prevalere la propria arbitraria interpretazione sulla legge”. Non la pensa diversamente Fratelli d’Italia che afferma a chiare lettere: “Un bambino non è un capriccio. No alle adozioni gay “.

Ma se nel centrodestra gli animi sono particolarmente agitati, a sinistra non fila tutto liscio. La sentenza ha creato qualche divisione anche nel Pd. Il deputato Simone Valiante si è smarcato dal coro degli entusiasti: “Di tutto c’era bisogno meno che di questa proditoria sentenza sulle adozioni alle coppie gay”.

Che ne pensano gli psicologi?  Ad essere contrari alla decisione del Tribunale di Roma in prima linea le psicologhe e psicoterapeute Giovanna Lobbia e Lisa Trasforini, autrici del libro “Voglio una mamma ed un papà. Coppie omosessuali, famiglie atipiche e adozione”  in cui spiegano perché “non è giusto né augurabile che i bambini vengano privati di una “famiglia normale”.  Bisogna riportare l’attenzione “sulla centralità del bambino – continuano -:il minore abbandonato è un individuo che non ha possibilità alcuna di scelta, non ha scelto di nascere né ha scelto di essere abbandonato,  ma che ha un diritto imprescindibile: quello di essere educato in una famiglia composta ‘naturalmente’ – vale a dire, per natura – da un padre e da una madre”.

A chiarire cosa si intenda con “naturalmente” ci viene incontro il filosofo e teologo francese Xavier Lacroix che afferma: “esiste la diversità ed è la diversità dell’uomo e della donna a creare la naturalità della coppia”.

La psicologa Lobbia, riferendosi in maniera specifica all’adozione, continua sottolineando che “il compito dei genitori adottivi è quello di contribuire alla riparazione del trauma dell’abbandono, al superamento della vita in istituto, al recupero delle carenze affettive e sensoriali subite. Questa funzione riparatrice è così lunga e complessa che necessita di punti saldi da cui non è possibile prescindere.

“Proprio questa esperienza di accompagnamento –conclude Trasforini – ci permette di affermare con sicurezza che il diritto alla genitorialità non è in ambito di adozione un diritto primario. Lo è, semmai, il diritto ad essere figlio, per quei milioni di bambini già nati, con alle spalle un vissuto doloroso fatto di abbandoni, violenze e tradimenti”.  Tanto è vero che per questi bambini la crescita e la formazione di una personalità adulta “potrebbero divenire irrimediabilmente compromesse in mancanza di due figure fondamentali di riferimento: la madre e il padre”.