Scuola e Coronavirus. Se tornasse la didattica a distanza, il 30% delle mamme sarebbe costretta a lasciare il posto di lavoro

Il preoccupante risultato di un’indagine condotta dall’Università di Milano-Bicocca

Coronavirus, scuola, mamme e didattica a distanza: un quadrinomio decisamente disfunzionale. Tanto che, se, a causa di un’ulteriore risalita dei contagi, i bambini e gli studenti dovessero tornare a lasciare la scuola e a studiare da casa, il 30% delle madri italiane valuterebbe di licenziarsi, rinunciando così al proprio lavoro e al proprio stipendio. Non esattamente un successo di quella che è stata la gestione dell’emergenza da parte delle istituzioni italiane, verrebbe da dire. A rilevare il preoccupante dato è stata l’indagine nazionale “Che ne pensi? La DAD dal punto di vista dei genitori”, condotta dall’Università di Milano-Bicocca su un campione di 7mila genitori. Il campione è stato raggiunto tramite un questionario online che è stato diffuso attraverso i social network ai genitori di circa 10mila bambini frequentanti la scuola primaria e la secondaria. A guidare l’indagine un’equipe formata dalla coordinatrice scientifica Giulia Pastori e dai colleghi Andrea Mangiatordi, Valentina Pagani e Alessandro Pepe.

Scuola e Coronavirus. Il 65% delle mamme non ritiene la didattica a distanza conciliabile con il lavoro

“I risultati della ricerca – spiega IlSole24Ore.com indicano che il 65% delle mamme-lavoratrici non ritiene conciliabile DAD e lavoro e tra queste, il 30% prenderebbe in considerazione di lasciare il lavoro se l’uso della didattica a distanza dovesse continuare anche a settembre. Un dato rilevante per comprendere l’impatto che la DAD ha avuto nella vita familiare, è il numero di ore che le madri hanno comunicato di aver dedicato a supportare l’attività scolastica dei figli su tutti gli ordini, anche alla scuola secondaria di II grado: 3-4 ore al giorno sono paragonabili a un lavoro part-time, difficilmente conciliabili con il lavoro”.

“La ripartenza della scuola, così come di nidi e scuole d’infanzia – ha detto Giulia Pastori, coordinatrice scientifica della ricerca – è un’emergenza sociale di massima urgenza che è stata ed è ancora molto trascurata”. Ecco perché “bisogna fare tutto il possibile”, affinché la ripartenza delle scuole sia gestita bene, “ne va del benessere di bambini e ragazzi in primis, ma anche dei loro genitori, in particolare delle donne. L’esperienza della DAD ha reso ancora più evidente che abbiamo bisogno di una politica per la scuola al contempo tempestiva e lungimirante”.