Regole più severe per il dress code a scuola. Vietate minigonne, top ma anche unghie colorate

Ora a scuola si va vestiti bene!

Non solo divieto di cellulari. Per tre studenti su dieci il nuovo anno scolastico parte anche con regole più severe sull’abbigliamento da indossare a scuola

Con l’avvio del nuovo anno scolastico, si è ripresentato un “problema” che da tempo le scuole si trovano ad affrontare: l’abbigliamento degli studenti. In mancanza di regole definite per tutti, i dirigenti di numerosi istituti italiani hanno deciso di emanare delle circolari valide per i propri istituti. Obiettivo comune: inasprire le regole sull’abbigliamento.

L’abito fa lo studente?

A sancirlo è un sondaggio del sito skuola.net, condotto su quasi tremila studenti, da cui emerge che tre studenti su dieci, già oggi, devono controllare il proprio abbigliamento secondo un dress code per il rientro in classe che si è fatto più dettagliato e severo.
I divieti non riguardano solo le “classiche” gonne troppo corte, perché, con l’obiettivo di “promuovere un abbigliamento sobrio, decoroso, pulito e ordinato, che sia appropriato per l’ambiente scolastico”, dalle diverse scuole vengono banditi anche abiti scollati, attillati, shorts, top, canottiere, fino alle ciabatte.
Le norme non si limitano ai vestiti: alcuni istituti vietano anche unghie troppo lunghe o laccate, zeppe, tacchi alti, capelli colorati, accessori vistosi e piercing, in quanto definiti non solo pericolosi ma anche potenzialmente “fonte di distrazione” per gli altri studenti.

Al bando unghie e pantaloncini

Le differenze tra le scuole sono minime, ma i provvedimenti possono essere drastici. Per esempio, un istituto di Pisa vieta categoricamente ogni tipo di pantaloncino e top, minacciando l’allontanamento da scuola per i trasgressori. In una scuola superiore a Trezzano sul Naviglio, invece, l’attenzione si concentra sulle unghie appariscenti.
I presidi giustificano questi provvedimenti con l’obiettivo di garantire il rispetto e il decoro, la sicurezza e l’igiene. L’intento, dunque, è più che altro pedagogico: aiutare gli alunni a capire che ogni luogo e ogni contesto richiedono un’estetica adeguata.
Insomma, forse sarà vero che l’abito non fa il monaco ma, per molte scuole, l’abito può aiutare a “fare” uno studente.