Scuola e Covid. Cinque o sei alunni per classe con la didattica a distanza. Il Ministero si ispira al modello Torino

Milano intanto è alle prese con la ripartenza di asili nido e scuole materne. 3mila i bambini al momento senza un posto

La scuola post-Covid riaprirà il 14 settembre ma, a causa della mancanza di spazi per le aule, molti studenti delle superiori potrebbero essere comunque costretti a seguire le lezioni da casa. Potrebbero essere cinque o sei per classe gli studenti “confinati” a casa, con la didattica a distanza, se il Governo seguirà davvero il “modello Torino”, cui il ministro Lucia Azzolina guarda con interesse. La volontà dell’esecutivo, e nella fattispecie del Ministero dell’Istruzione, infatti, è quella di imporre delle proprie linee guida uniformi su tutto il territorio nazionale, a partire da quelle già trasmesse al Consiglio superiore dell’istruzione e in attesa del via libera finale.

Scuola, Covid e didattica a distanza: gli elementi di progettazione

A parlarne è anche il Corriere della Sera. “Ci sono molti elementi di progettazione – scrive il quotidiano – nel documento: il punto di partenza è che, in caso di nuovo lockdown generale (o anche nel caso di chiusure di singoli istituti o territori) le scuole debbano essere pronte ad affrontare le lezioni online senza farsi cogliere impreparate. Quindi in via preliminare verrà effettuata un’analisi del bisogno, ovvero di quali strumenti e connessioni sono necessarie per far sì che tutto funzioni al meglio. Anche dal punto di vista della riservatezza: le scuole dovranno individuare una piattaforma che risponda ‘ai necessari requisiti di sicurezza dei dati a garanzia della privacy’ e ‘risulti fruibile qualsiasi sia il tipo di device’. Viene stabilito un monte ore minimo di didattica a distanza: 10 a settimana per le classi prime delle elementari, 15 per tutte le altre fino alla terza media, 20 (quatttro ore al giorno) per le superiori”.

Scuola, Covid e didattica a distanza. Regole precise e inserite nei regolamenti scolastici

La didattica integrata, nel documento ministeriale, prevede “regole precise, inserite nei regolamenti scolastici. Tra le indicazioni, quella per i docenti di ‘predisporre un adeguato setting d’aula virtuale evitando interferenze tra la lezione ed eventuali distrattori’. E quella per le scuole di istruire gli alunni ‘sui rischi derivanti dall’utilizzo della Rete’ e del cyberbullismo. Prescrizioni anche per i voti: i professori dovranno considerare ‘non il singolo prodotto, quanto l’intero processo’, evitando che lo studio sia «un riduttivo studio a casa del materiale assegnato”.

Nel frattempo, mentre a Roma si pensa alle scuole, a Milano il Comune è alle prese con la difficile riapertura di nidi e asili. Tremila sono i bambini attualmente rimasti fuori da nidi e scuole materne, sui 30mila che ad aprile avevano ottenuto un posto. Ma l’assessore all’Educazione, Laura Galimberti, è sicura: “Le famiglie possono stare tranquille, siamo convinti di poter accogliere tutti”. Per la fascia da tre a sei anni si è trovata una quadra con la creazione di 19 nuove sezioni, mentre per i nidi si attende “un ulteriore passaggio con Regione Lombardia, ma l’impressione è positiva”. La Regione dovrebbe farsi garante per la copertura delle spese per l’assunzione di nuovo personale. Assunzione sulla quale né Regione Lombardia, competente per la fascia 0-3 anni, né il Governo, hanno al momento dato risposte. Per i nidi sarebbero da trovare, al momento, 500 posti.