Scuola e didattica a distanza dopo il nuovo DPCM: il 30% degli studenti rischia di rimanere indietro

Nel Meridione una famiglia su cinque non ha accesso a internet, una su tre non ha la banda larga

Dopo il nuovo DPCM, sono il 75% in tutta Italia gli studenti delle scuole superiori costretti alla didattica a distanza. Ma, così, il 30% degli studenti rischia di restare indietro. Dopo un anno scolastico, quello terminato a giugno, in cui buona parte dei programmi non sono stati completati, anche quello in corso rischia di essere catastrofico. Lo sostiene, tra gli altri, un articolo pubblicato da Il Messaggero, che riporta come, su 2,6 milioni di studenti delle superiori, sarebbero 900mila quelli che rischiano di trovarsi in seria difficoltà, visto che “una scuola su tre” si troverebbe senza collegamento a internet. Secondo dati ISTAT, peraltro, una famiglia su quattro non ha accesso alla banda larga.

I problemi sono maggiori nelle regioni del Sud. In Calabria, Basilicata, Molise, Puglia e Sicilia il numero delle famiglie prive di banda larga sale a una su tre, mentre una su cinque è addirittura priva di strumenti informatici per accedere alla rete. Si tratta, cioè, di ragazzi completamente tagliati fuori dalla possibilità di seguire i programmi didattici. Ma le polemiche hanno investito anche la scelta di imporre per decreto l’orario di accesso ai plessi scolastici degli altri, quel 25% di studenti che potrà fruire della didattica in presenza. “Non si può con un decreto – spiega il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli imporre l’organizzazione dell’orario alle scuole”.

Anche il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, intervenuta alla trasmissione “Che tempo che fa“, ha dichiarato che “i nostri studenti hanno il diritto di frequentare in presenza e di andare a scuola in sicurezza”, insistendo sul fatto che non vi sarebbero evidenze che la scuola abbia influito sull’aumento dei contagi.