Scuola. Tra lockdown e didattica a distanza gli studenti apprendono meno

“Studi americani rivelano un gap formativo stimato in un range dal 35% al 50% in matematica e nella propria lingua rispetto agli studenti degli anni prima allo stesso punto del programma”.

Quanto ha influito (e influirà) l’emergenza sanitaria, la chiusura delle scuole e la didattica a distanza sulla preparazione degli studenti?

Abbastanza, da quanto emerge dai risultati di alcuni studi svolti all’estero sulle competenze dei ragazzi costretti a prolungati lockdown e alla didattica a distanza. A parlarne è il Sole 24 Ore.

In Olanda, dove il lockdown è durato all’incirca 8 settimane, i ricercatori hanno condotto “ test massivi sulla scuola primaria – racconta la professoressa Anna Maria Ajello presidente dell’Invalsi al quotidiano – confrontando i risultati con quelli di test analoghi condotti in anni precedenti, i ricercatori hanno evidenziato che la differenza negli esiti indicava che il periodo della didattica a distanza corrispondeva ad una vera e propria mancanza: in altri termini, durante quel periodo, gli studenti avevano imparato poco o nulla; e come era lecito aspettarsi, le carenze maggiori si sono registrate in studenti dal background familiare più svantaggiato”.

In Francia, invece, riporta il Sole 24 Ore, si sono riscontrate carenze soprattutto in ambito tecnico scientifico e meno nelle materie letterarie. Stessa difficoltà riscontrata anche negli Stati Uniti dove, sottolinea la presidente dell’Invalsi: “le perdite di apprendimento maggiore riguardano la matematica rispetto alla comprensione e alla lettura”.

In Usa stimato gap formativo dal 35 al 50%

Gli fa eco sempre dalle pagine del quotidiano Andrea Gavostodirettore della Fondazione Agnelli: “Gli studi americani rivelano un gap formativo stimato in un range dal 35% al 50% in matematica e nella propria lingua rispetto agli studenti degli anni prima allo stesso punto del programma, con variazioni in base al grado di scuola: peggio al primo ciclo, un po’ meglio alle superioriIn Olanda – continua- in otto settimane di lockdown si è perso circa il 20% del progresso previsto per l’anno scolastico. Se in Italia le cose fossero andate come in Olanda, la perdita di apprendimenti causata dalle 14 settimane di chiusura da marzo sarebbe probabilmente superiore al 30%. A cui andrebbe poi aggiunta quella degli ultimi mesi, in questo caso soprattutto alle superiori”.

In Italia ad oggi manca una “mappatura” della situazione dei nostri studenti, lo scorso anno infatti le prove Invalsi non sono state effettuate, ma la situazione sembra essere seria anche perché si somma a problematiche e divari nell’acquisizione di competenze già presenti nel periodo pre covid in Italia. È urgente trovare una soluzione.