Se chiedete la chiusura del Cam di Milano, quei bambini dove andranno?

Buongiorno Ai.Bi.

Non capisco, però, il motivo per cui alcune associazioni, tra cui la vostra, anzichĆ© sperare che un luogo accogliente per i bambini bisognosi continui a esistere, ne chiede la chiusura. Immagino che non sia facile trovare immediatamente una collocazione alternativa a circa 20 minori, per cui ritengo che il Cam possa essere sempre una possibile soluzione, anche se probabilmente non la migliore, all’abbandono di questi bambini. Vorrei quindi capire meglio la vostra posizione.

Grazie,

Piero

 

 

riccardiCaro signor Piero,

le spiego subito le motivazioni che hanno indotto Amici dei Bambini e altre associazioni del Terzo Settore ad assumere una linea favorevole alla chiusura del Cam di Milano e alla ricerca di soluzioni alternative per il collocamento temporaneo dei minori fuori famiglia che vi si trovano al momento.

A nostro avviso, il Cam (Centro Assistenza Minori) deve essere chiuso per almeno tre motivi. Innanzitutto la struttura è composta da più comunità accorpate nello stesso complesso abitativo che, in totale, ospitano attualmente 19 minori ivi inseriti con provvedimento del Tribunale per i minorenni competente. Non è quindi una comunità educativa, perché, secondo la legge, questo tipo di strutture può accogliere al massimo 12 minori. Si tratta pertanto a tutti gli effetti di un istituto solo camuffato da comunità educativa. E gli istituti, in Italia, non sono più ammessi: la legge 149/2001 ne ha previsto la chiusura entro il 31 dicembre 2006. In terzo luogo, i bambini attualmente ospitati dal Cam sono tutti di età compresa tra 0 e 6 anni. E anche in questo caso la legge parla chiaro, auspicando che i minori che rientrano in quella fascia di età  siano accolti esclusivamente da famiglie affidatarie o da comunità di tipo familiare. Pertanto, gli attuali piccoli ospiti del Cam non dovrebbero neppure trovarsi in una comunità educativa.

Inoltre, ĆØ da ricordare che i costi di gestione del Cam di Milano sono altissimi: 3,5 milioni di euro per l’accoglienza dei 19 minori accuditi da 40 operatori. Per rendersi conto di quanto sia onerosa questa struttura, basti pensare che l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente della Commissione bicamerale sull’infanzia e l’adolescenza, ha annunciato che, per garantire la sopravvivenza del centro fino al termine del 2016, presenterĆ  un emendamento in finanziaria con cui verranno chiesti 2 milioni di euro a integrazione della parte a carico dei Comuni di residenza dei minori.

Ovviamente nessuno vuole lasciare per strada questi bambini. AnzichĆ© continuare a discutere su come portare avanti il Cam, la prioritĆ  dovrebbe essere quella di assicurare un’accoglienza più rispondente alle reali esigenze affettive dei minori, che possono trovare un’adeguata risposta solo in una famiglia. Ecco la soluzione: invece di spendere risorse per mantenere in vita il Cam, le istituzioni le mettano a disposizione per sostenere, in collaborazione con le associazioni, le famiglie affidatarie. L’impegno necessario sarebbe di certo molto più basso di quanto prospettato per la sopravvivenza del Cam per un altro anno. Proprio in questo quadro, Ai.Bi. Amici dei Bambini e altre 3 associazioni (Anfaa – Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, Cnca – Coordinamento nazionale comunitĆ  d’accoglienza, C.A.M. Centro ausiliario per i problemi minorili) hanno espresso la loro disponibilitĆ  a mettere a disposizione le proprie famiglie, pronte ad accogliere i minori ospitati dal Cam di Milano.

Un caro saluto,

 

Cristina Riccardi

Consigliere di Ai.Bi. con delega all’affido