Se il figlio non è comunque “tuo”, perché accanirsi con la fecondazione eterologa?

Buongiorno,

mi chiamo Roberta e la lettura del Vostro articolo sul mistero della gravidanza fantasma mi ha indotto una riflessione su fecondazione eterologa e adozione. Quando si accetta una fecondazione eterologa, si accetta anche implicitamente che il figlio non sarà esclusivamente sangue del sangue della coppia. Perché non fare un passo più in là e accettare che non sia neanche sangue del sangue di uno dei due della coppia? Una volta fuori sarà come tutti gli altri figli. Non ci illudiamo che una gravidanza renda più facile allevare un figlio, è davvero mera illusione. Senza contare i rischi per la salute della donna che possono derivare da ripetute cure ormonali e i possibili errori e scambi di embrioni di cui si è letto sui giornali. Perché quindi accanirsi e cercare a tutti i costi un figlio nato dalla propria pancia?

 

MACCHINA DA SCRIVERECara Roberta,

la Tua riflessione è pienamente legittima e mette in evidenza che ci sono due modi opposti di intendere un figlio: rivendicarlo come un diritto, con un’idea di filiazione ritenuta autentica solo se “biologica”, oppure accoglierlo come dono, nella consapevolezza che un figlio è tale in virtù del legame d’amore instaurato. E’ altrettanto innegabile che purtroppo gli errori legati alle procedure di fecondazione assistita esistono e sarebbe criminale ignorarli o minimizzare. Così come non va nascosto che reiterati ‘bombardamenti ormonali’ possono esporre le donne a seri problemi di salute. Sebbene in alcuni casi esista un vero e proprio accanimento sulla fecondazione eterologa, ciò che è davvero auspicabile è che lo Stato, in osservanza del principio di uguaglianza della Costituzione italiana, giunga a concedere i medesimi benefici economici riconosciuti nella fecondazione eterologa anche alle coppie che decidono di accogliere un bambino in adozione.