Senato. Di Biagio (Ap). Il caso del dottor Francesco Maria Mennillo, commissario CAI: licenza di denigrare

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E’ pioggia di interpellanze sulle disfunzioni della Cai: dopo l’interrogazione del 16 luglio scorso presentata dalla vicepresidente della Commissione bicamerale infanzia, Enza Blundo (Movimento5Stelle) e di altri 12 senatori della stessa area, in cui si mette in evidenza come “la violazione della delibera della CAI del 19 marzo 2013 da parte di Airone onlus costituirebbe il sintomo dello stato di confusione che sembra caratterizzare l’attuale gestione della stessa Commissione per le adozioni internazionali, al punto da non saper garantire il rispetto da parte degli enti accreditati delle sue indicazioni”;in questi giorni se ne aggiungono altre due. A presentarle sono il senatore Aldo Di Biagio (Area Popolare) e Maurizio Romani (Gruppo Misto).

Di Biagio nella sua interpellanza chiede al Presidente del Consiglio di fare chiarezza e di intervenire sulla “vicenda” Francesco Maria Mennillo, commissario della CAI quale “rappresentante delle associazioni familiari a carattere nazionale”, il cui mandato risulta scaduto alla data del 12 luglio 2015.

Il commissario Mennillo, come riporta il senatore Di Biagio nell’interpellanza, “su alcuni social network e nell’ambito di discussioni coinvolgenti genitori adottivi e persone afferenti al comparto delle adozioni internazionali, avrebbe espresso opinioni personali particolarmente gravi su gestioni pregresse della CAI, persino su parlamentari, definendo un dibattito pubblico tenutosi in Senato (nella stessa data) avente come oggetto l’urgenza della revisione della disciplina in materia di adozioni internazionali una ”farsa tenuta dalla solita combriccola”

Per Di Biagio “l’essere parte della CAI dovrebbe indurre la persona investita di un così autorevole mandato a garantire una posizione tendenzialmente indipendente rispetto alle dinamiche istituzionali, politiche o meramente organizzative che emergono nel comparto medesimo a meno che non sia il mandato stesso ad indurre un posizionamento o un qualsivoglia intervento, fermo restando il vincolo della trasparenza e pubblicità”.

“La mancanza di linee guida precise in capo all’operato dei singoli componenti – conclude DI Biagio – rischia di amplificare lo scenario di “anarchia” che sembra condizionare l’operatività dell’organo (CAI ndr)”. Alla luce di tutto ciò il senatore di Area Popolare chiede “quali iniziative intenda intraprendere al fine di intervenire sull’attuale configurazione della CAI sanzionando eventuali comportamenti dei singoli componenti che risultano lesivi dell’immagine della stessa e dell’esigenza di trasparenza e correttezza che ne dovrebbe condizionare l’operato”.

Di seguito il testo integrale dell’interrogazione

DI BIAGIO – Al Presidente del Consiglio dei ministri. –

Premesso che:

la Commissione per le adozioni internazionali (CAI) garantisce che le adozioni di bambini stranieri avvengano nel rispetto dei principi stabiliti dalla Convenzione de L’Aja del 29 maggio 1993 sulla tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale;

ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2007, n. 108, la CAI dovrebbe essere presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri o dal Ministro delle politiche per la famiglia; di contro, in deroga alla normativa vigente, al momento la presidenza è affidata ad una figura professionale che ha ricevuto le deleghe di funzione presidenziale, con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri emesso in data 17 aprile 2014;

pertanto sussiste un palese anomalia funzionale in capo alla CAI, in ragione proprio del fatto che la disciplina prevede un sistema di controllo istituzionale in capo al Presidente del Consiglio dei ministri sull’attività della Commissione che attualmente, in ragione della delega, sembra mancare;

appare importante segnalare che tra i componenti della CAI vi sono rappresentanti delle associazioni familiari a carattere nazionale, la cui presenza nell’organo istituzionale dovrebbe configurarsi come garanzia di confronto con i soggetti protagonisti dei procedimenti adottivi nonché trasparenza nelle varie dinamiche operative afferenti alla tutela dei minori stranieri e alla corretta attuazione della disciplina vigente in materia di tutela della genitorialità;

malgrado l’evidente rilevanza che queste rappresentanze rivestono all’interno della CAI, ad oggi non è possibile sapere le reali caratteristiche del mandato dei singoli componenti e commissari e, stando ai pochi dati presenti sul portale istituzionale della Commissione, appare complesso se non impossibile evincere elementi circa eventuali rinnovi o scadenze dei medesimi mandati;

considerato che, per quanto risulta all’interrogante:

particolarmente eloquente è il caso del dottor Francesco Maria Mennillo, commissario della CAI quale “rappresentante delle associazioni familiari a carattere nazionale”, il cui mandato risulta scaduto alla data del 12 luglio 2015 e che, malgrado la configurazione istituzionale del suo profilo, in data 8 luglio (dunque prima della presunta e non accertata scadenza del mandato) ha espresso su alcuni social network e nell’ambito di discussioni coinvolgenti genitori adottivi e persone afferenti al comparto delle adozioni internazionali opinioni personali particolarmente gravi su gestioni pregresse della CAI, persino su parlamentari, definendo un dibattito pubblico tenutosi in Senato (nella stessa data) avente come oggetto l’urgenza della revisione della disciplina in materia di adozioni internazionali una ”farsa tenuta dalla solita combriccola”;

nell’ambito delle “discussioni telematiche” sono emerse dichiarazioni alquanto eloquenti e denigratorie verso l’operato di alcuni enti autorizzati: in particolare con riguardo ad un ente specifico veniva evidenziata dal commissario la sussistenza di un’inchiesta giudiziaria in capo all’attività dell’ente medesimo, una notizia non corrispondente al vero e suscettibile di compromettere l’immagine dell’ente ingiustamente diffamato;

l’essere parte della CAI, pur restando rappresentante delle associazioni familiari, dovrebbe indurre la persona investita di un così autorevole mandato a garantire una posizione tendenzialmente indipendente rispetto alle dinamiche istituzionali, politiche o meramente organizzative che emergono nel comparto medesimo a meno che non sia il mandato stesso ad indurre un posizionamento o un qualsivoglia intervento, fermo restando il vincolo della trasparenza e pubblicità;

sebbene le suddette dichiarazioni possano sembrare formulate in veste di “semplice cittadino”, essendo recate con dei mezzi di pubblicità, dotati di capacità propagatrice di informazione, emerge il dubbio che esse siano compatibili con i citati vincoli di trasparenza e discrezione legati al mandato;

risulta, inoltre, che lo stesso componente della CAI sia intervenuto in occasioni pubbliche in cui si è dibattuto di vicende legate a presunte lacune operative della CAI nei confronti delle famiglie adottive, in veste di rappresentante ufficiale della Commissione, pur essendo paradossalmente un componente in qualità di rappresentante proprio dell’associazionismo familiare lasciando emergere una sorta di conflitto di interessi che ha creato non poca confusione tra le famiglie e gli operatori;

un tale approccio rischia di configurarsi come animato da motivazioni di parte, quasi tese a valorizzare associazioni e operatori di settore a scapito di altri, in una dinamica totalmente priva di controllo e sorveglianza da parte degli organi deputati;

l’attuale configurazione operativa della CAI risulta condizionata da molteplici criticità che vanno, inevitabilmente, riflettendosi sulla funzionalità di un organo già fortemente vessato da debolezze strutturali, normative ed organizzative, e la mancanza di linee guida precise in capo all’operato dei singoli componenti rischia di amplificare lo scenario di “anarchia” che sembra condizionare l’operatività dell’organo con ovvie quanto evitabili conseguenze in termini di distorsione della percezione che i genitori adottivi (o i potenziali tali) possono avere del sistema nazionale delle adozioni internazionali, animando una recrudescenza dei termini dell’attuale débacle delle adozioni internazionali nel nostro Paese,

si chiede di sapere:

se il Presidente del Consiglio dei ministri intenda garantire il rispetto di quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2007, n. 108, al fine di assicurare un regolare svolgimento dei lavori della Commissione per le adozioni internazionali;

quali iniziative intenda intraprendere al fine di intervenire sull’attuale configurazione della CAI sanzionando eventuali comportamenti dei singoli componenti che risultano lesivi dell’immagine della stessa e dell’esigenza di trasparenza e correttezza che ne dovrebbe condizionare l’operato;

se intenda prevedere delle misure che mirino a garantire la trasparenza dei componenti della CAI, anche attraverso l’adozione di un codice etico e comportamentale a cui attenersi al fini del corretto svolgimento del proprio mandato nel rispetto del superiore interesse del minore e dei genitori potenziali adottanti;

se intenda creare le condizioni per garantire alla CAI una corretta, efficiente e trasparente operatività, superando le anomalie segnalate e consentendo un’ottimizzazione delle risorse, delle potenzialità e degli strumenti, al fine di ridare alla Commissione quella dignità che sarebbe pienamente funzionale ai propri obiettivi.