Separazione e divorzio, volti tristi delle nuove povertà

caritas200La profondità dello sguardo di 220 Caritas diocesane su povertà ed esclusione sociale in Italia. E’ questa la portata del Rapporto Caritas 2014, dal titolo “False partenze”.

Perché “False partenze”? Il titolo è una risposta al titolo del precedente Rapporto, pubblicato nel mese di ottobre 2012, I ripartenti”. Pur alla luce di povertà croniche e inedite, si cercava di fornire visione di speranza su possibili percorsi di risalita da tali situazioni di sofferenza. A distanza di un anno e mezzo, la “ri-partenza” non ha trovato realizzazione. Nessuna ripartenza, molte false partenze. Si raccontano le sfide di molti che, puntando all’emancipazione, hanno accettato di rimettersi in gioco, impegnandosi in attività lavorative non adeguate rispetto alle loro capacità, subendo sfruttamento, sotto-retribuzione, condizioni lavorative degradanti.

All’interno del Rapporto sono riportati i dati del fenomeno (di fonte Caritas), le principali tendenze di mutamento, i percorsi di presa in carico; i progetti anti‐crisi economica delle diocesi,

una sintesi di un’indagine nazionale sulla condizione di povertà dei genitori separati in Italia,  i  dati sul  “Prestito  della Speranza”,  orientamenti  e raccomandazioni  in tema  di  politica sociale e coinvolgimento delle comunità locali.

Qualche numero. A  livello  complessivo si  conferma  la  presenza  di  una  quota  maggioritaria  di stranieri (61,8%) rispetto agli italiani (38,2%) tra coloro che si sono rivolti ai centri di ascolto Caritas, anche se non di rado gli italiani si presentano in misura maggioritaria ai Centri Caritas. Il 72,1% di coloro che richiedono assistenza ha figli. Significativa la quota di chi è separato o divorziato tra coloro che soffrono situazioni di disagio sociale e povertà, ben il 15,4%. In questa percentuale rientra molto spesso chi un tempo faceva parte di quel ceto medio che la crisi economica e la disgregazione del tessuto familiare hanno fiaccato e impoverito drammaticamente.

Nel corso del 2013, infatti,il problemabisogno più frequente degli utenti dei CdA Caritas è stato quello della povertà economica (59,2% del totale degli utenti), seguito dai problemi di lavoro (47,3) e dai problemi abitativi (16,2).

Interessante  notare  come  i  problemi  familiari siano  più  diffusi  tra  gli  italiani  (13,1% rispetto  al 5,7% degli stranieri), mentre la situazione appare rovesciata perquanto riguarda i problemi abitativi, più diffusi nella componente straniera dell’utenza (17,2 contro il 14,6).

Nel Rapporto è riportata una sintesi dei principali risultatidella prima indagine nazionale sulla condizione di vita dei genitori separati, dove emerge con chiarezza il legame tra rottura del rapporto coniugale ed alcune forme di povertà/disagio socio‐relazionale.

Dopo  la separazionediminuisce  notevolmente  la  percentuale  di  coloro  che  vivono in abitazioni di proprietà o in affitto. Al contrario aumentano vistosamente le situazioni di precarietà abitativa, il ricorso ai servizi socio‐assistenziali del territorio, i problemi psicosomatici. A subire le conseguenze negative delle separazioni sono poi i figli: il 58% dei padri separati ha registrato un peggioramento nei rapporti con i figli.

In un contesto di disgregazione familiare, i bambini sono costretti a subire non solo il peggioramento dei rapporti con i genitori, ma anche gli effetti della crisi economica che colpisce con più vigore i contesti disgregati.

Seè oggettivo riconoscere che la legge di stabilità 2014 ha impegnato un ammontare di risorse mai visto in questi ultimi anni per la lotta alla povertà, dall’altro lato vi sono provvedimenti pensati per contrastare la povertà infantile, come la  nuova Carta Acquisti, che non hanno mai visto la luce. Il rischio  è quello di non riuscire a dare risposte efficaci alle istanze della popolazione, e questo è tanto più grave quando a soffrire dal punto di vista relazionale ed economico sono i cittadini più indifesi e più bisognosi di cura: i bambini.