«Siamo nel tunnel del percorso adottivo: ci hanno massacrati»

«Con mio marito siamo nel tunnel del percorso adottivo. Non abbiamo ancora l’idoneità, siamo impigliati nei servizi territoriali, non ce la facciamo più». E poi: «La burocrazia ci ha fatto passare la forza». Infine: «Siamo abbastanza sfiduciati, abbiamo perso la speranza. E mia moglie si sta anche ammalando».

È l’allarme che sale dalle voci di tre delle innumerevoli coppie che hanno firmato la proposta di legge di Ai.Bi. sull’adozione internazionale. È l’Italia che soffre perché vuole adottare un bambino.

La distruzione delle risorse demografiche in atto nel nostro Paese è documentata in questi scritti dai toni accorati, commoventi, a volte contestatari. È il cuore stesso delle famiglie che aspirano a dare una casa ai bambini abbandonati, ad accogliere come figli coloro che hanno perduto madre e padre senza averne alcuna colpa.

Dalle decine e decine di commenti arrivati al Manifesto e al lancio della campagna di sensibilizzazione di Ai.Bi., emerge soprattutto una disponibilità ad adottare ancora presente, all’origine forte e motivata. Oggi il sistema che regola le procedure di adozione internazionale non comprende più il senso di questo slancio di giustizia, essendo il sistema stesso degenerato e irrigidito in una vera e propria inquisizione delle coppie aspiranti. Si stenta a crederci? Le prove: «Ci hanno massacrato (Morena)», «Ci siamo ritrovati sotto accusa (Sandro)», «Il giudice ci ha vivamente consigliato di ritirare la domanda, perché secondo lui non siamo in grado di sopportare lo stress! Abbiamo perso due figli e io quasi la vita per due gravidanze extrauterine, noi lo stress lo sopportiamo eccome (Giovanna)».

Purtroppo anche i dati ufficiali diffusi dall’autorità competente per le adozioni internazionali, la CAI, dimostrano che non si sta andando in nessun modo a sostegno di questa offerta di genitorialità. Secondo quanto comunicato dai Tribunali dei Minorenni ad inizio 2012, i decreti di idoneità all’adozione internazionale stanno vertiginosamente crollando. In cinque anni, tra il 2006 e il 2011, sono diminuiti del 49%. All’incirca nello stesso arco di tempo (2006-2010), il clima indagatorio in atto presso molti Tribunali dei Minori e alcuni servizi territoriali hanno generato un calo di domande di disponibilità, presentate dalle coppie aspiranti, pari al 32%.

L’inversione di rotta deve avvenire immediatamente, ed è contenuta nel Manifesto di Ai.Bi.: procedure più celeri con l’introduzione di termini perentori, costi abbattuti fino ad arrivare alla gratuità per le coppie meno abbienti, e un sistema di adozioni internazionali incardinato nella politica estera dell’Italia. Soprattutto urge un grande cambiamento culturale: passare dalla selezione all’accompagnamento, dall’ostruzionismo alla valorizzazione delle future famiglie adottive.

A questo proposito, è chiarificatore quanto scrivono Fortunato e Maria Teresa a proposito dell’accoglienza che le coppie possono offrire: «Anch’io avrei voglia di fare del bene a uno o più di questi bambini sfortunati». «È giusto anche che il bambino non debba soffrire, ma non saremmo certo noi, visto che li desideriamo tanto, a farli soffrire!!!».

Ecco le preziose risorse che l’Italia è pronta a dare in termini di risposta all’emergenza abbandono. Ecco le risorse che chiedono di essere accompagnate, e mai più di venire scartate.

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