Siria. Dopo la guerra e il Coronavirus arriva anche il carovita. Ma, con Ai.Bi., l’#Accoglienzanonsiferma

A pagare il prezzo più alto delle misure di contenimento e della svalutazione della moneta sono i lavoratori siriani

In Siria, Paese affamato da nove lunghi anni di guerra, un conflitto che prosegue senza sosta soprattutto nella zona nord-occidentale, quella del Governatorato di Idlib, sale ora anche la tensione sociale e politica. Una tensione provocata dalla pesante svalutazione della moneta locale, dopo che in quattro diverse città del paese si sono svolte nelle ultime 24 ore proteste contro la corruzione e il carovita. Un dollaro statunitense, che prima dello scoppio della guerra in Siria veniva scambiato con 50 lire locali, ora è scambiato con 3000 lire siriane. Questo ha contribuito a una impennata dei prezzi delle merci al consumo, in particolare di medicinali e altri beni di prima necessità.

Le proteste, secondo alcune fonti, si sarebbero svolte sia nelle aree governative che in quelle controllate dai ribelli proprio nel nord-ovest del Paese: regione di Idlib, al sud nella regione di Suwayda, passando per Hama nella Siria centrale e nella periferia di Damasco. Una situazione, quella del carovita, che si va ad aggiungere all’estensione delle sanzioni e agli effetti delle politiche di contenimento per il Coronavirus. Secondo l’agenzia salesiana ANS, infatti “le restrizioni ai movimenti hanno portato le famiglie siriane vulnerabili sull’orlo della rovina. La grave contrazione dell’economia nazionale ha eliminato decine di migliaia di posti di lavoro. Anche le rimesse dei connazionali dall’estero, che finora sostenevano molte famiglie siriane, si stanno prosciugando, in un momento di forte calo del reale potere d’acquisto a fronte dell’aumento dei prezzi. Per i lavoratori siriani, questa depressione dell’economia non poteva arrivare in un momento peggiore”.

Siria con guerra e Coronavirus il dramma del carovita. Soprattutto per i più deboli

A pagare il prezzo di queste drammatiche situazioni, ovviamente, sono i più deboli. Nel nord-ovest siriano oltre 900mila sono gli sfollati costretti a vivere in campi informali, sostanzialmente all’addiaccio. Il 60% di questi sfollati interni sono minori: si tratta di circa mezzo milione di bambini che non hanno accesso, tra le altre cose, alle più elementari precauzioni igieniche utili per prevenire anche una possibile diffusione del contagio da Coronavirus.

Ai.Bi. – Amici dei Bambini, con il partner locale Kids Paradise, è l’unica realtà umanitaria presente nel nord-ovest siriano, dove è attiva fin dal 2014. Recentemente, proprio per gli sfollati di Idlib, ha realizzato importanti progetti di sicurezza alimentare (distribuendo pane a 2000 famiglie al mese nel corso del 2019) e di prevenzione igienica (sono stati distribuiti kit a circa 900 persone, 173 famiglie).

Per proseguire nelle attività sul campo, tuttavia, serve anche il tuo aiuto. Perché, nonostante tutto, anche in queste condizioni difficili, l’#Accoglienzanonsiferma. Ma dipende anche e soprattutto da te.

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