Siria, guerra senza regole: attaccato anche l’ospedale di Bab Al Hawa

siriabomb200Dal nostro inviato (Luigi Mariani) – Prosegue la triste serie di attacchi indiscriminati alle strutture sanitarie in Siria: la scorsa settimana, a essere colpito è stato l’ospedale di Bab Al Hawa, annesso all’omonimo campo profughi, vicino al confine con la Turchia.

I tre missili fortunatamente non hanno centrato l’edificio, ma sono esplosi a distanza ravvicinata, quanto basta per causare diversi danni allo stabile e alle attrezzature, nonché a costringere i responsabili a chiudere provvisoriamente la clinica. Questa volta il raid aereo non ha provocato vittime, ma tra i feriti risultano esserci anche due bambini che giocavano nelle vicinanze.

Quella di Bab Al Hawa è una delle strutture che Amici dei Bambini ha deciso di supportare dopo la missione di monitoraggio effettuata nel novembre scorso, in quanto rappresenta uno dei centri medici di riferimento nel governatorato di Idlib per la numerosissima popolazione di sfollati dell’area, ma non solo: accoglie, infatti, fino a 2.000 pazienti al mese, che confluiscono anche da città come Aleppo, Homs e Hama, a oltre 200 chilometri di distanza. Lì vi giungono anche i feriti più gravi delle zone limitrofe, che le cliniche improvvisate della zona non sono in grado di assistere, per carenza di personale o attrezzature adeguate.

Nel complesso – anche per via della sua vicinanza con la Turchia – il centro è abbastanza organizzato e relativamente ben servito; dispone di un’unità di pronto soccorso e può contare su un personale di circa 35 persone, fra medici, specialisti e staff. Ciononostante, proprio in virtù del grande e continuo afflusso di pazienti, è in costante bisogno di sostegno e rifornimenti. L’episodio ha destato grande preoccupazione all’interno della comunità umanitaria internazionale: la scelta del regime di azzardare attacchi così vicini al confine turco, inoltre, fanno pensare che il recente risultato delle elezioni presidenziali abbia dato al governo siriano un motivo in più per giustificare un inasprimento dell’offensiva nelle zone al di fuori del suo controllo, spingendosi fino a dove non si era mai spinto prima. Un segnale decisamente inquietante, che apre ulteriori interrogativi sugli sviluppi futuri di questo conflitto e sul tema del rispetto del diritto umanitario, già così gravemente compromesso da questa guerra.

A Reyhanli, nei giorni successivi all’attacco, ho conosciuto un siriano che è transitato proprio davanti alla clinica di Bab Al Hawa pochi minuti prima del bombardamento: «Come è possibile colpire in maniera così indiscriminata un luogo dove si curano le persone malate e ferite?» mi ha chiesto.

Una domanda che è rimasta senza risposta, inghiottita come tante altre dal silenzio, di fronte all’assurdità di una tragedia che sembra sfuggire sempre di più a ogni comprensione umana.

In questo momento, le famiglie siriane hanno bisogno di tutto l’aiuto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare. Se vuoi dare anche tu il tuo contributo ai progetti di Ai.Bi. in Siria, per garantire ai bambini e alle famiglie siriane il diritto di sentirsi a casa, nel proprio Paese, visita il sito dedicato.