Siria. Iniziato il quarto anno di guerra, ma Obama non ha ancora telefonato a Putin!

siria_bambino_ filo spinato 200Dice un proverbio africano: “Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata”. In Siria è scattato da pochi giorni il quarto anno di guerra e, a forza di schiacciare, di erba non ne è rimasta quasi più.

L’erba di 6.5 milioni di sfollati, la metà sono bambini, l’erba di 2.5 milioni di persone rifugiate fuori dai confini siriani, l’erba di 9 milioni di siriani con necessità urgenti di assistenza sanitaria. Sono dati raccolti dal Movimento Internazionale di Croce  Rossa e Mezzaluna Rossa, numeri drammatici che denunciano una sofferenza capace di erodere alle radici la speranza della popolazione siriana.

Un conflitto devastante, soprattutto per le famiglie e i bambini, che l’Occidente sta dimenticando. Antonio Guterres, Commissario di UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), ha denunciato questo oblio:“..è inconcepibile come una catastrofe come questa avvenga sotto i nostri occhi senza alcun significativo progresso per fermare lo spargimento di sangue.”

Senza alcun progresso per fermare la crisi, la popolazione siriana è destinata a divenire la popolazione di rifugiati maggiore al mondo.

Guterres si è anche espresso riguardo ai tentativi dei profughi siriani di raggiungere i paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo: “Nel 2013 circa 700 persone sono morte cercando d’attraversare il Mediterraneo, di queste circa 250 erano siriani.” E laddove lo sbarco sulle coste settentrionali del Mediterraneo sia avvenuto con successo, Guterres ha stigmatizzato come spesso ai siriani venga rifiutato l’ingresso per essere rispediti indietro, nei paesi confinanti con la Siria. “Che mondo è questo, – ha proseguito il Commissario di UNHCRdove ai siriani che fuggono dalla violenza della guerra, rischiando la vita, viene poi rifiutato l’ingresso?”

A questo proposito UNHCR ha chiesto a tutti i paesi della sponda nord del Mediterraneo d’assicurare l’accesso a tutti i siriani che cercano protezione, proponendo una moratoria contro quei paesi che li costringono a tornare nei paesi confinanti con la Siria.

Grave, se non scandalosa, è anche la situazione che riguarda l’assegnazione dei fondi promessi dai paesi donatori alle Nazioni Unite e alle Organizzazioni Non Governative.

UNHCR, alla guida del Piano di Risposta Regionale alla Crisi Siriana, nel 2013 ha ricevuto solo il 68% dei fondi promessi dagli Stati su 1,5 miliardi di dollari promessi. Nel 2014, sulla richiesta di 4,2 miliardi di fondi necessari per gli aiuti alla Siria, ne sono arrivati fino ad ora solo il 14%.

Questa mancanza di fondi costringe Nazioni Unite e Organizzazioni Non Governative a concentrarsi solo su attività necessarie per salvare la vita umana, quindi di primissima necessità.

Il caso più eclatante tra i paesi confinanti con la Siria, riguarda la Turchia: i fondi stanziati sono stati solo del 6%, la cifra più bassa registrata tra i dirimpettai della Siria.

La speranza di una popolazione tanto vessata non merita un oblio come quello che sta avendo luogo in Siria. L’invito, in questo quarto anniversario di guerra, è di uscire dall’indifferenza con un esercizio di immaginazione: guardare questo conflitto con gli occhi di chi ne ha sofferto più di tutti, cioè i bambini, unica speranza di questa terra martoriata, che vivono in situazioni disumane. Che l’erba torni presto a crescere libera.