Siria. La lotta contro la malnutrizione: ogni mese distribuito il pane a 2000 famiglie

Mattia Rizzi (Ai.Bi.): “Grazie a tutti coloro che in questo periodo hanno donato alla campagna #Accoglienzanonsiferma, nei campi profughi è stata avviata una importante attività di prevenzione del Coronavirus”

Quattro milioni di persone nel nord-ovest della Siria sono ostaggio di una guerra che dura ormai da nove anni. Una guerra può colpirti sul piano economico, famigliare ma anche sanitario, rendendoti più vulnerabile ai virus, come avviene in questo momento. Speriamo in una soluzione pacifica a breve del conflitto”. Lo spiega, in una recente intervista a Radio Voce della Speranza, Mattia Rizzi, responsabile dei progetti di Ai.Bi.- Amici dei Bambini in Siria.

“Ai.Bi. – spiega Mattia Rizzi – è presente in Siria dal 2014, lavora nel nord-ovest siriano e in questi anni ha aiutato la popolazione più vulnerabile, soprattutto bambini, attraverso diverse tipologie di attività, tra cui la distribuzione di materiale e cibo nei campi informali. Nell’ultimo anno abbiamo raggiunto più di 2000 famiglie ogni mese con la distribuzione di pane, che è un elemento essenziale della cucina territoriale e soprattutto nel caso di famiglie numerose e vulnerabili. La malnutrizione è una piaga in Siria e in un contesto così difficile”.

Siria e lotta alla malnutrizione: in un anno distribuite 590mila razioni di pane

In un anno per gli sfollati di Idlib sono stati distribuite 590mila razioni di pane. Numeri importanti.

“Ci finanziamo – spiega Rizzi – grazie a diverse fonti, vanno ringraziati soprattutto tutti coloro che hanno donato in questi mesi ad Ai.Bi. Attraverso una gestione trasparente e una comunicazione diretta Ai.Bi. riesce a infondere fiducia e portare un aiuto di qualità in situazioni davvero difficili”.

“Siamo riusciti – prosegue illustrando gli interventi più recenti – a distribuire 173 kit igienici, all’interno dei quali abbiamo raccolto del materiale che servirà ad altrettante famiglie a mantenere un livello di igiene sufficiente a prevenire la propagazione del Coronavirus grazie alla campagna #Accoglienzanonsiferma“.

La parte del nord-ovest siriano “grazie a Dio per il momento non ha contato alcun tipo di contagio. Questo però non deve far abbassare la guardia perché anche soltanto un piccolo focolaio può essere letale per molte persone, soprattutto se non hanno accesso a servizi sanitari basici e il distanziamento sociale non è possibile. Di quattro milioni di persone che vivono nel nord-ovest siriano un milione almeno non ha una casa e il 60% sono bambini”.

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