Siria. Sono oltre sei milioni gli sfollati interni oramai in condizioni di grave povertà. #Nonlasciamolisoli

Mattia Rizzi (Ai.Bi.): “Nella provincia di Idlib operiamo in 52 campi profughi: fino a due mesi fa erano solo 12”

“Le Nazioni Unite hanno calcolato che oltre l’83% della popolazione della Siria vive ormai stabilmente in condizioni di grave povertà. Sono 5,6 i milioni di siriani registrati come rifugiati e 6,2 milioni di sfollati interni. Cosa si è fatto per loro? Se qualcosa è resistito lo si deve al lavoro delle associazioni non governative che non hanno lasciato il Paese in questi anni difficilissimi. Ma servono più aiuti”. Ne scrive la giornalista Anna Spena in un reportage su Vita.

“La fascia della popolazione più colpita – aggiunge l’autrice – da nove anni di conflitto è appunto quella dei minori. Pensate solo dal 1° dicembre 2019 a oggi, oltre 500.000 bambini sono stati sfollati a causa delle intense violenze nel Nord-ovest della Siria”.

Ai.Bi. – Amici dei bambini, sostenuto dal partner locale Kids Paradise, opera in quella che è ad oggi la zona più critica del Paese, la regione di Idlib. “Siamo nella regione dal 2014”, spiega sempre a Vita Mattia Rizzi, coordinatore dei progetti.

Proprio nell’area di Idlib, dove è in corso una delle peggiori crisi umanitarie dall’inizio della guerra, Ai.Bi. è presente con i propri progetti umanitari. “Abbiamo – racconta Rizzi – realizzato interventi di prima e seconda emergenza nelle aree di Aleppo, Idlib, Homs. In cinque anni abbiamo raggiunto oltre 60mila bambini sfollati insieme a quel che resta delle loro famiglie. I fondi raccolti con la campagna #Nonlasciamolisoli serviranno per donare sollievo alle famiglie rifugiatesi all’interno dei campi profughi”.

Tramite il partner locale Kids Paradise, Ai.Bi. acquista beni di prima necessità per i bambini, come coperte, vestiario, scarpe, alimenti per neonati, presidi medico-sanitari, e organizza spazi protetti di sollievo e di gioco, attivando interventi di PSS (Psychological support) e fornendo il pane quotidiano attraverso un forno mobile. “Supportiamo – continua Rizzi – 53 campi informali, fino a due mesi fa erano solo 12. Poi l’ultima offensiva di Idlib è stata terribile. Ci sono differenti stadi in una guerra, ma ora la popolazione a Idlib è al limite. Vivere in una tenda non significa che da quella tenda uscirai. È un purgatorio. Dal 2013 qui non esiste un sistema bancario e queste persone hanno perso tutto. La maggior parte dei terreni è occupato da tendopoli. Che futuro li aspetta senza aiuto?”.