Sono un’educatrice, ma non ho figli. Posso comunque gestire una vostra casa famiglia?

Cara Ai.Bi.,

sono un’educatrice professionista residente nella provincia di Torino. Ho lavorato per diversi anni in alcune comunità educative, ma sempre in modo molto precario, perché in tali tipi di strutture la possibilità di essere assunti o di vedersi rinnovato il contratto di lavoro è strettamente legata al numero di minori ospitati. Ho letto qualcosa relativamente alla vostra ricerca di una coppia che prenda in gestione una casa famiglia a Torino. Sapevo anche che ci sarebbe stato un incontro di presentazione di questa realtà, al quale però non ho avuto modo di partecipare. A me e a mio marito piacerebbe intraprendere questo percorso, ma non sappiamo se rientriamo nei requisiti richiesti. Lui infatti proviene da un settore professionale che non ha nulla a che fare con i minori (è un consulente del lavoro) e non abbiamo figli, né biologici, né adottivi o affidatari. Possiamo comunque proporci per la gestione della vostra casa famiglia?

Grazie,

Olga

 

valentina brescianiCara Olga,

in effetti la sede torinese di Amici dei Bambini ha organizzato vari incontri di presentazione della realtà delle case famiglia e di quella di Torino in particolare: l’ultimo ha avuto luogo il 19 dicembre e non è escluso che altri ne verranno proposti. Non aver potuto partecipare a questi incontri non esclude in alcun modo la possibilità di candidarsi come aspirante coppia affidataria per la gestione della nostra struttura torinese. Inoltre, tu e tuo marito rientrate nei requisiti richiesti. Il nostro modello di casa famiglia, infatti, prevede preferibilmente la presenza di una coppia di genitori con un’esperienza pregressa di affido: ma questo è un criterio appunto preferenziale, non esclusivo. La possibilità di gestire una nostra casa famiglia è aperta anche alle coppie – in ogni caso sposate – in cui almeno uno dei due membri sia un educatore professionale. E questo è il vostro caso, con il tuo titolo di educatrice.

Da responsabile del settore affido di Ai.Bi. mi preme però farti una raccomandazione. La tua pluriennale esperienza presso le comunità educative rappresenta sicuramente un ottimo bagaglio di conoscenze e di competenze. Ma ti invito a tenere presente che la realtà di una casa famiglia è ben diversa da quella di una comunità educativa. Chi opera in queste ultime, infatti, ha un orario di lavoro, segue i minori per alcune ore e poi torna a casa, alla propria vita quotidiana: per quanto amore, attenzione e competenza professionale può dedicare ai minori ospitati, non li sentirà mai, comprensibilmente, come suoi figli. In casa famiglia, invece, la cura dei bambini e la propria vita familiare sono la stessa cosa: i genitori che gestiscono questo tipo di strutture sono chiamati a essere mamma e papà dei bambini che accolgono, anche se in modo temporaneo. E il fatto che tu e tuo marito non abbiate alcuna esperienza di genitorialità, se non può escludervi dal candidarvi a prendere in gestione una casa famiglia, potrebbe però rappresentare un limite nel momento in cui vi troviate di fronte alle situazioni concrete. Naturalmente, non vi dico questo per scoraggiarvi, ma perché mi pare corretto essere chiara sul ruolo che i genitori di una casa famiglia sono chiamati a recitare.

La coppia che prenderà in gestione la casa famiglia “Il Sorriso”, infatti, avrà un compito importante: continuare ad assicurare quel servizio a sostegno dei bambini provenienti da famiglie in difficoltà che ha visto Ai.Bi. offrire un contributo essenziale nel panorama dei minori fuori famiglia in Piemonte, dove la necessità di famiglie affidatarie è sempre molto alta. Dal 2009, anno in cui è stata fondata, infatti, la casa famiglia “Il Sorriso” ha ospitato quasi 50 bambini.

Approfitto per ricordarti che per la casa famiglia di Torino Ai.Bi. chiede la disponibilità di almeno 3 anni per l’accoglienza di un massimo di 6 bambini da 0 a 10 anni.

Un caro saluto,

 

Valentina Bresciani

Responsabile Strutture di Accoglienza di Amici dei Bambini