Stati Uniti, il figlio da adottare si sceglie sul catalogo o in passerella. Prassi da condannare assolutamente o da giustificare per le adozioni difficili?

tanti bambiniNegli Stati Uniti le strategie di marketing sembrano essere applicate a qualsiasi tipo di “articolo”. Bambini compresi. Le intenzioni sono positive: trovare una famiglia ai minori, soprattutto adolescenti, che fanno più fatica a essere adottati. I metodi, alquanto discutibili: dall’esposizione delle foto dei bambini in veri e propri cataloghi illustrativi alle “passerelle” in cui i piccoli sfilano per farsi vedere e conoscere dai potenziali genitori. Una situazione su cui certamente non è facile riuscire a dare un giudizio univoco. Consapevoli della delicatezza del tema, ma anche coscienti del fatto che si tratta pur sempre di una strategia per trovare una famiglia a chi rischia di rimanere per sempre privo dell’amore di un papà e di una mamma, Aibinews vorrebbe sentire il parere dei suoi lettori. Per questo propone loro un sondaggio, a cui sarà possibile rispondere per alcuni giorni a partire da oggi.

Al di là dell’Atlantico, quindi, non è raro imbattersi in vere e proprie sfilate di bambini e adolescenti che si mostrano al pubblico. Solo che, a differenza delle passerelle tradizionali, non ci sono da scegliere gli abiti per la stagione in arrivo, ma i figli per tutta la vita. E non solo. Girando per i grandi magazzini delle città americane può capitare di trovarsi di fronte a fotografie che ritraggono i minori in attesa di adozione. E ancora: si possono sfogliare cataloghi illustrativi ed esplicativi che presentano i bambini adottabili e alcune associazioni specializzate in adozioni organizzano vere e proprie “fiere” a tema. Tutte strategie di marketing decisamente aggressive, che consentono agli aspiranti genitori di vedere e conoscere i potenziali figli. Insomma, pare che nel sistema statunitense si guardi al fine, trovare una famiglia ai minori che non ce l’hanno, giustificando ogni mezzo, dai cataloghi alle telepromozioni.

L’effetto ultimo è certamente positivo. Attraverso queste strategie promozionali, tanti bambini che altrimenti avrebbero poche chance di essere adottati – i cosiddetti “bambini speciali”: gruppi di fratelli, minori un po’ più grandi o con problemi fisici o psichici) – trovano una nuova famiglia.

Siamo decisamente agli antipodi rispetto a quanto accade in molti Paesi europei, dove le procedure adottive sono fin troppo articolate e complesse. Attese interminabili, costi alti, verifiche snervanti e selettive: tutti fattori che non fanno altro che allontanare le coppie dal mondo dell’adozione, con un evidente calo dei minori accolti. Negli Stati Uniti, a quanto pare, da questo punto di vista si fanno meno problemi. Con il rischio, però, di fare dei bambini una merce da shopping.

 

Fonte: Avvenire

 

Negli Stati Uniti i bambini adottabili sfilano come in passerella e vengono “mostrati” in cataloghi illustrativi, fotografie e fiere. Si può ritenere giustificabile questo metodo che, pur discutibile, permette  a molti minori che altrimenti non troverebbero una famiglia di essere adottati? 

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