Per noi la sterilità non è un lutto, ma l’inizio di una strada diversa: ma come dirlo ai servizi? Comprenderanno?  

Cara Ai.Bi., siamo una coppia sposata da quasi 10 anni, non abbiamo avuto figli e non abbiamo pensato di fare percorsi di procreazione assistita per diverse ragioni, ora abbiamo deciso di intraprendere la strada dell’adozione;  gradiremmo un vostro parere rispetto al fatto che secondo noi la sterilità non è un lutto ma solo l’inizio di una strada diversa,  pensate che i servizi ci comprenderanno?

Grazie, Veronica e Fabio

Cari Veronica e Fabio,

una diagnosi di sterilità, all’interno di un progetto di filiazione biologico, rappresenta un momento di confronto con il tema della perdita. Non potere avere figli può scatenare un dolore profondo, un vuoto enorme,può dar luogo al risentimento, ai sensi di colpa e alla delusione cocente.

Quando però il sentimento di perdita viene elaborata può far emergere un differente progetto generativo da cui può nascere un nuovo percorso di filiazione.

Riteniamo che i servizi che vi accompagneranno durante lo studio di coppia si soffermeranno proprio sull’elaborazione di tale percorso e che vi aiuteranno a comprenderne le motivazioni.

Intanto, vi suggeriamo la lettura di una pubblicazione che affronta proprio questi temi “Sterilità Feconda. Un cammino di Grazia”,acquistabile online. Attraverso il racconto di esperienze dirette e personali e alcune riflessioni teologico-spirituali, questo libro propone un percorso che fa comprendere come la sterilità non sia sempre una dis-grazia, ma una vera e propria grazia.

La grazia di vivere un’altra forma di fecondità, non più biologica, non più fisica, ma spirituale, sociale, che spesso sfocia nell’adozione di quel bambino che la Provvidenza ha destinato proprio a quella coppia.

Un caro saluto e buone feste,

Staff Ai.Bi.