Stop al superbonus: lo schiaffo del Governo al Terzo Settore

Il Consiglio dei Ministri ha varato uno schema di Decreto Legge che elimina qualsiasi possibilità residua di accedere ai bonus edilizi. Un vero e inaspettato “schiaffo” al terzo settore, che solo pochi mesi fa aveva ottenuto una deroga di estensione fino al 31 dicembre 2025

Se non fosse una metafora fuori luogo visti i tempi, si potrebbe dire che la guerra del Governo Meloni al Superbonus “non fa prigionieri”. Perché se è vero che la misura approvata dal Governo Conte II nel 2020 ha aperto una voragine mai vista nei conti pubblici italiani, l’ultima decisione presa per arginare i costi di un provvedimento che ancora incide fortemente sulla spesa dello Stato è stata quella di azzerare qualsiasi possibile eccezione, comprese quelle che riguardavano il Terzo Settore e verso le quali erano state date nel corso del tempo diverse rassicurazioni. L’ultima non più di qualche mese fa, quando allo “stop” dato alle agevolazioni era stata prevista una deroga che comprendeva, appunto, gli enti del Terzo Settore.

Niente più sconto in fatture né cessione del credito

In maniera piuttosto inattesa, infatti, nel corso di un Consiglio dei Ministri, il Governo ha deciso di stilare un Decreto Legge che elimina qualsiasi possibilità residua di accedere ai bonus edilizi, impedendo il ricorso, dopo lo stop già dato da tempo alle detrazioni, anche alla cessione del credito e allo sconto in fattura.
Due eccezioni che, di fatto, erano rimaste aperte unicamente per gli enti del Terzo Settore e per le zone colpite da terremoti. Una nicchia, rispetto all’enorme platea del Superbonus, ma che evidentemente, secondo il Governo, rischiava comunque di gravare troppo sui conti pubblici.
Il Governo ha eliminato anche la cosiddetta “remissioni in bonis”, ovvero la possibilità di presentare la documentazione per richiedere il superbonus anche in ritardo, entro il 15 ottobre 2024, dietro il pagamento di una sanzione minima.
Ora, il termine ultimo per chiunque voglia provare a presentare domanda per lavori effettuati nel 2023 è il 4 aprile. All’indomani di quella data, stando così le cose, non ci sarà possibilità alcuna di accedere ai bonus edilizi visti negli ultimi anni.

Forza Italia sorpresa e contraria

Ancora manca il testo definitivo del decreto (QUI il comunicato del Governo), che potrebbe riservare qualche modifica, soprattutto vista la posizione di Forza Italia che, per bocca dei suoi principali esponenti politici, ha fatto sapere di aver appreso di questa decisione solo a ridosso del Consiglio dei Ministri e che delle modifiche potranno essere inserite dal parlamento.
L’auspicio è che ciò possa avvenire davvero perché, sembra strano doverlo ricordare, in questo caso non si tratta di ristrutturare e abbellire villette o condomini di lusso, ma di poter intervenire su immobili che spesso mostrano i segni dei tempi non per incuria, ma perché tante volte si è preferito soprassedere a spese “rimandabili” per investire quante più risorse a favore dei beneficiari. Beneficiari che sarebbero anche i primi a poter usufruire dei risparmi che gli interventi di miglioramento energetico potrebbero garantire agli enti, favorendo, così, l’ulteriore implementazione delle attività.