Sul pullman della speranza con i Minori stranieri arrivati sui barconi

pullman migranti 400 286Storie di ragazzi che si perdono come granelli di sabbia tra le dita. Sono i tanti migranti che sbarcano in Italia e subito ripartono per altre mete, nord Europa prevalentemente. Emanuela Fontana, giornalista de Il Giornale, ha viaggiato con un gruppo di giovani migranti, partiti da Trapani per raggiungere Palermo, Roma, la Germania. Il dialogo tra la giornalista e i ragazzi è ridotto all’osso, i ragazzi parlano poche parole essenziali. Ma basta solo osservare le tappe del percorso che li conduce verso la loro destinazione per capire quanto capillare sia l’organizzazione che gestisce i flussi migratori, fatta di basisti italiani e stranieri che tappa dopo tappa permettono ai profughi di proseguire il viaggio. Un via vai continuo che passa inosservato anche ad alcuni poliziotti.

Ma chi sono questi profughi? Hanno nomi come Salema, Sadi, Inao. Viaggiano senza bagaglio, indossando tute colorate e infradito, hanno negli occhi la speranza di un futuro sicuro, lontano da guerra e miseria. I profughi più organizzati non passano nemmeno un’ ora nel centro di accoglienza. Arrivati la sera, ripartono la mattina. Inao, il più piccolo, di un gruppo di baby profughi spiega: «Sleep Casa».

Nato in Eritrea,Inao ha solo quindici anni, e vorrebbe tanto avere un cellulare. La sua prima notte italiana l’ha passata  a casa di un connazionale. Come gli altri, sale sull’autobus dopo aver ricevuto il biglietto dai basisti. Come una staffetta, i referenti dell’organizzazione che assicura i loro viaggi aspettano questi ragazzi e li riforniscono di biglietti validi. Mentre l’asfalto corre veloce davanti agli occhi spalancati, che nemmeno avvertono la fatica, il sogno di trovare “wok”, un lavoro, si avvicina. E loro sorridono, facendo con le dita il segno della V, Vittoria. Hanno sfidato l’acqua, la morte e hanno vinto. Per leggere tutto l’articolo, clicca qui.