Svizzera: il caso dei duemila bambini rapiti

Nel film “Lubo”, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, viene svelata la storia dei duemila bambini nomadi Jenisch portati via ai loro genitori per essere rieducati. Solo nel 2013 la associazione Pro Juventute ha ammesso le proprie responsabilità

Lubo è il nome del protagonista del film di Giorgio Diritti, presentato anche alla Mostra del Cinema di Venezia di quest’anno.
Lubo è anche il nome di uno dei tanti bambini jenisch che sono stati rapiti dalle autorità svizzere tra gli anni Trenta e gli anni Settanta del secolo scorso, con il pretesto di “civilizzarli” e integrarli nella società elvetica.
I jenisch sono una popolazione nomade di origine celtica, che vive in Europa centrale e occidentale, soprattutto in Svizzera, Germania e Francia. Sono considerati la terza minoranza nomade europea, dopo i rom e i sinti. Hanno una cultura, una lingua e una storia proprie, che li rendono diversi dagli altri svizzeri.

Il rapimenti dei bambini jenisch

Questa diversità è stata perseguitata dalla Pro Juventute, un’associazione fondata nel 1921 con lo scopo di aiutare i bambini in difficoltà. La Pro Juventute ha promosso una campagna di rieducazione nazionale chiamata “Hilfswerk für die Kinder der Landstrasse” (Opera di soccorso per i bambini della strada), che mirava a sradicare la cultura e l’identità dei jenisch.
La campagna consisteva nel sottrarre i bambini jenisch ai genitori, spesso con la violenza o l’inganno, e collocarli in case, riformatori o famiglie affidatarie, dove dovevano imparare il tedesco, abbandonare le loro tradizioni e adattarsi al modello svizzero. Molti bambini hanno subito abusi fisici e psicologici, sono stati separati dai fratelli e hanno perso ogni contatto con la famiglia d’origine.
Si stima che siano stati circa duemila i bambini jenisch rapiti dalla Pro Juventute, ma il numero esatto non si conosce. Solo nel 1986 la campagna è stata interrotta, dopo le proteste delle associazioni jenisch e le inchieste giornalistiche. Solo nel 1987 il governo svizzero ha riconosciuto l’esistenza della minoranza jenisch e ha chiesto scusa per le violazioni dei diritti umani commesse. Solo nel 2013 la Pro Juventute ha ammesso le sue responsabilità e ha offerto un risarcimento simbolico alle vittime.

Il film di Giorgio Diritti

Già autore, tra gli altri, de L’uomo che verrà, film  che raccontava la strage di Marzabotto, Giorgio Diritti con Lubo rievoca la storia vera di una famiglia jenisch che ha subito questa tragedia. Lubo (Franz Rogowski) è un artista di strada che si esibisce con la moglie e i due figli nei villaggi svizzeri. Nel 1939 viene arruolato nell’esercito elvetico e mandato al confine con la Germania. Lì scopre che la moglie è stata uccisa dai gendarmi che volevano portare via i figli. Lubo inizia così una disperata ricerca dei suoi bambini, mentre cerca anche di rifarsi una vita con l’aiuto di Margherita (Valentina Bellè), una donna che lo accoglie nella sua fattoria.