Il Giorno. Griffini  (Ai.Bi.) “Troppa burocrazia e una cultura errata: adozioni a picco”

Un crollo verticale: da  4.130 adozioni concluse nel 2010, alle 1.394 nel 2018.  Griffini (Ai.Bi.) in un’intervista a Il Giorno del 19 aprile scorso “Urge una guida strategica alla CAI – Commissione per le adozioni internazionale – che stringa relazioni internazionali con Stati esteri e un diverso approccio culturale “

Nell`arco di una manciata di anni il numero delle adozioni internazionali si è ridotto drasticamente. Nel 2010 erano state 4.130, nel 2018 sono stati 1.394 i bambini che hanno trovato in Italia un papà e una mamma. Per accoglierli in casa, i neo-genitori hanno dovuto aspettare tra i 3 e i 5 anni: più fortunati, comunque, delle 3.400 coppie ancora in attesa.

Diversi i motivi del tracollo che certo non viene colmato dalle adozioni nazionali (circa mille l`anno per 8 mila domande nel 2016). Un po` la colpa è di alcuni Paesi, come Polonia o Etiopia, che hanno chiuso le frontiere. C`è però dell`altro: costi elevati, procedure burocratiche complicatissime e la paura di molti che questi bambini (età media 8 anni) comportino serie difficoltà perché hanno addosso ferite, a partire dall`abbandono dei genitori naturali, che faticano a rimarginarsi.

Di sicuro ci sono anche responsabilità pubbliche: è di qualche settimana fa lo scontro fra i 5 stelle e il ministro della Famiglia, Fontana, con i primi ad accusarlo di non fare niente per risolvere il problema delle adozioni e il leghista a replicare che lui ha le deleghe ma non l`operatività, visto che a presiedere la Commissione per le adozioni internazionali (da cui dipende il sistema in Italia) è Conte. Di qui la sua richiesta a Palazzo Chigi di formalizzare la remissione della delega. E la brusca replica del premier. Va da sé che un`auto senza autista o peggio, con due persone che si contendono il volante, sbanda.

Questo crollo prescinde dalla situazione politica ma è un fenomeno mondiale e, malgrado tutto, l`Italia è seconda al mondo per ingressi di minori adottati dopo gli Usa” osserva la vicepresidente della Cai, Laura Laera, ex capo del tribunale dei minori di Firenze:, in un’intervista a Il Giorno, lo scorso 19 aprile.

Sempre a Il Giorno, il presidente dell`Ai.Bi., Marco Griffini, però non ha dubbi: “Urge una guida strategica alla CAI che stringa relazioni internazionali con Stati esteri e chiuda nuovi accordi bilaterali come, del resto,  avvenuto in questi giorni con la Cambogia, che attendeva da 5 anni la firma di un accordo per riprendere la collaborazione con l’Italia.

Secondo l`Unicef nel mondo ci sono 120 milioni di bambini senza famiglia. E una stima: non esistono censimenti reali. “Fatto sta – continua Griffini – che il responsabile dell`infanzia nella Repubblica democratica del Congo mi parla di 8 milioni di bimbi abbandonati o il ministro della giustizia in Kenya mi racconta che da loro sono 1.500.000”.

Serve un cuore grande per accogliere questi bimbi. Oltre a un portafoglio gonfio: il costo di un`adozione internazionale arriva a 20-30mila euro e gli aiuti economici da parte dello stato sono di qualche miglia di euro ( e arrivano dopo anni di ritardo: erano fermi dal 2011 e proprio in queste ultime settimane  stanno arrivando i primi bonifici alle coppie che hanno adottato nel 2012) .

Ma ciò che più spaventa le coppie italiane (in Italia le coppie sposate senza figli sono più di 5 milioni ) è l’approccio culturale dei servizi pubblici e dai  Tribunali per i Minorenni nei confronti della adozione internazionale che fa si che la coppia non venga accolta come una risorsa per un minore abbandonato – in quanto tale da “accompagnare” – ma come due persone in cerca di un figlio – e quindi da “selezionare”.

Così, spesso le aspiranti mamme cercano la strada più semplice della fecondazione assistita (70-75 mila l`anno) o quella discutibile dell`utero in affitto, invece di imboccare la via dell`orfanotrofio.

 

 

FONTE Il GIORNO