Torino. Avere genitori adottivi non è una vergogna da nascondere ai compagni di scuola

Bimbi-ScuolaL’abbandono non è una vergogna. L’essere adottato non è una macchia da tenere nascosta. L’avere una mamma e un papà diversi da quelli biologici non è un problema. Venire da un Paese diverso da quello che ti sta accogliendo non è un limite.

Anzi. Tutto l’opposto: il bambino adottato, con tutto ciò che gli ruota attorno, è un tesoro da scoprire, da valorizzare e da gestire con delicatezza e molta sensibilità.

Da questa consapevolezza nasce il progetto “Andiamo a scuola di adozione e affido” che a settembre 2014  parte per la prima volta a Torino. Promosso da Ai.Bi, Amici dei Bambini, con il patrocinio del Crt di Torino e della UCIIM (Unione cattolica italiana insegnanti medi) il progetto ha una doppia finalità: formare gli insegnanti su come relazionarsi con i bambini adottati e in affido aiutandoli nell’inserimento nella classe e nell’interazione con i compagni; e attraverso laboratori e attività ludiche da attivare nel corso dell’anno scolastico, fare vivere alla scuola, primo nucleo sociale nel quale il bambino si ritrova a vivere, la “diversità” culturale come un valore aggiunto, una fonte inesauribile di conoscenze e curiosità da apprezzare.

“Molte volte le insegnanti di qualsiasi ordine scolastico – spiega Silvia Vocale, referente Ai.Bi. della sede di Torino –  si rivolgono ai nostri operatori, psicologi e assistenti sociali per sapere come interagire e aiutare il bambino adottato. Desiderano sapere come sostenerlo nel mettersi al passo con gli altri compagni: molte volte, infatti, hanno un’età anagrafica che non corrisponde alla preparazione scolastica e questo li disorienta portandoli all’isolamento. O altre volte non hanno proprio gli strumenti per seguirli arrecando loro inconsapevolmente dei complessi che si portano per gli anni futuri”.

“A me personalmente – racconta Maria Teresa Bertoldo, mamma biologica di Lorenzo, adottiva di Raphael e Martin e affidataria e insegnante – è capitato di dover gestire diversi momenti delicati in cui i miei figli adottivi si sono trovati in difficoltà in classe con gli altri compagni. Grazie al confronto con le insegnanti siamo riusciti a trovare il modo per non fare sentire ‘diversi’ i miei figli e farli inserire in armonia”.

“Da quello, e dai vari appelli delle stesse insegnanti negli anni successivi – conclude Maria Teresa Bertoldo che è anche coordinatrice regionale Ai.Bi. del Piemonte – ho capito che è necessario intervenire con un progetto ad hoc”.