Torino. Niente Comunità per i bimbi al di sotto dei sei anni. Il Comune cerca famiglie affidatarie

torinoI bambini sotto i sei anni d’età hanno diritto a una famiglia. Sempre, anche quando la loro non funziona. A Torino il Comune lancia una campagna pro affido. Per i bimbi che provengono da situazioni di forte disagio familiare, la soluzione dev’essere una famiglia di scorta. Quella che sui documenti ufficiali è chiamata appunto ‘famiglia affidataria’. Una famiglia, anche composta da un single, che decide di aiutare un bambino a crescere, in attesa che la sua famiglia d’origine risolva i problemi che ne impediscono la cura.

Ne capoluogo piemontese nel 2013 i minori in affidamento famigliare residenziale risultavano essere 760, di cui 37 tra 0 e 2 anni, 35 tra 2 e 6 anni. Un terzo degli affidi è consensuale, perché la famiglia d’origine accetta di farsi aiutare, la restante parte è decisa dal Tribunale.

Intervistata da La Stampa, Piera Dabbene, della Casa dell’Affidamento di via San Domenico 28, precisa: «La crisi ha messo molti nuclei familiari in difficoltà. L’affidamento è una formula per sostenere questa debolezza». L’accoglienza in una famiglia, anche se è non la propria, risponde ai bisogni primari dei piccoli. Sempre al quotidiano torinese Orazio Pirro, direttore di Neuropsichiatria Infantile all’Asl To1, ribadisce: «l’affido familiare garantisce lo sviluppo del bimbo dal punto di vista sociale, psicologico, per la formazione dei legami affettivi».

Ma se per gli addetti ai lavori queste sono verità acquisite da tempo, la novità è che a Torino ne è convinta anche l’amministrazione comunale guidata da Piero Fassino. Di qui la campagna di sensibilizzazione che partirà nel mese di marzo. Oltre a riempire di cartelloni le strade della città, verrà trasmesso nelle tv locali e nei cinema uno spot, diretto da Matteo Bernardini, giovane filmmaker torinese. Il video vuol essere un appello a persone single e a famiglie, che abbiano voglia di mettersi in gioco e prendere un bimbo in affidamento.

Non per sempre, ma per un pezzo della sua vita. La legge prevede che l’affido abbia una durata di due anni, eventualmente rinnovabile.

In supporto dei “genitori di scorta”, il Comune dà un rimborso, per il pagamento delle spese necessarie a mantenere il bimbo.

Fonte: La Stampa