Tornare dove è nata? Mia figlia ha ancora “paura” del suo passato…

Buongiorno Ai.Bi.,

da 7 anni sono mamma adottiva di una bambina di 10 anni originaria della Bulgaria. Quasi con meraviglia, io e mio marito stiamo notando che, fino a ora, lei non ci ha mai chiesto di tornare a visitare i luoghi in cui è nata e ha vissuto i primi anni. Ovviamente noi non la forziamo in alcun modo: il viaggio in Bulgaria lo si farà se e quando lei lo chiederà. Forse oggi è ancora troppo presto. Oppure questo desiderio non dipende strettamente dall’età anagrafica, ma varia a seconda del carattere del bambino. Sicuramente ci sono dei figli adottivi che, all’età della nostra bambina, hanno già chiesto di tornare nei loro Paesi di origine e i rispettivi genitori li hanno considerati “pronti” per effettuare quel viaggio per loro così “delicato”.

A dire il vero, ho l’impressione che mia figlia abbia ancora un po’ paura del suo passato. Vi racconto questo episodio. Qualche tempo fa ci è capitato di assistere all’esibizione di un gruppo folkloristico bulgaro e in quel momento lei si sentiva fiera di essere bulgara. Ma quando poi le ho proposto di andare a salutare quegli artisti e dire loro che anche lei era di origini bulgare, mi ha risposto di no, perché aveva paura che se la riportassero indietro! Come posso interpretare questo suo comportamento?

Grazie dei consigli,

Francesca

 

 

TRASFORINI 400 286Gentilissima Francesca,

credo che la risposta sia già insita nella sua mail dove lei riesce a tratteggiare con degli esempi semplici ed efficaci ciò che può animare il pensiero di un figlio adottivo in merito al proprio Paese di origine. Ogni storia è unica, speciale e preziosa e come tale va trattata. I fattori da considerare sono l’età anagrafica, l’età di adozione, i desideri, le motivazioni, le curiosità, la maturità, la capacità di sostenere quanto vedranno e soprattutto quanto sentiranno e percepiranno dentro di sé, ed altrettanto per quanto riguarda i genitori e gli eventuali fratelli che vivranno il viaggio.

Per semplificare la riflessione si può parlare di due tipi di viaggi: quello per conoscere la terra di origine e quello per cercare le proprie origini. Nel primo caso tendenzialmente si tratta di fare un viaggio nella propria terra di nascita, approcciare usi e costumi, cultura e territorio, ricapitolare le esperienze sensoriali e percettive; nel secondo caso, la ricerca delle proprie origini, si tratta di andare a cercare i posti dove si ha vissuto prima dell’adozione e/o la ricerca di famigliari o di persone di riferimento.

La distinzione tra i due viaggi è un forzatura per porre la riflessione sul piano della motivazione che anima il figlio e attenzione sulle implicazioni emotive che potrebbe avere questa esperienza.

Personalmente ho visto che molti ragazzi hanno beneficiato di viaggi di questo tipo per  integrare le loro esperienze percettive profonde ed i loro ricordi, anche impliciti, sentendo famigliare la propria terra di origine ma senza avvertire un senso di appartenenza che invece risulta consolidato nell’appartenenza alla propria famiglia: “ho capito di essere italiano all’80% e brasiliano per un 20%”.

Quando invece il viaggio è per la ricerca di persone e luoghi perché in Italia “si sta male”, soprattutto in età adolescenziale o per giovani adulti in crisi, le implicazioni sono ben altre ed il rischio è di sentirsi stranieri nella terra in cui si pensava ci si sarebbe invece sentiti finalmente “a casa”, provando un senso di estraneità che può profondamente disorientare e angosciare: “sono andato in Brasile perché mi in Italia mi sentivo uno straniero, e poi una volta giunto là non capivo la lingua, non conoscevo le abitudini e il cibo e mi sono sentito straniero pure lì …..”.

Come ben esprime nella sua mail, il momento giusto lo si sente vivendo insieme e stando in relazione profonda con i propri figli, vivendo la preparazione e l’esperienza stessa con loro, magari con l’aiuto di professionisti e pure con un’esperienza di viaggio di gruppo con altre famiglie che vogliono vivere la stessa avventura.

Un abbraccio,

 

Lisa Trasforini

Psicologa di Ai.Bi.