Una foto dal Centro di Accoglienza Temporanea per Profughi di Cărpineni, in Moldova. Qui si sono radunati migliaia di profughi in fuga, tutti con le loro storie di guerra

Ucraina. BAMBINIxLAPACE. Storie di guerra: il viaggio di Mila

Da Odessa, in Ucraina, a Cărpineni, in Moldova. Il viaggio di una nonna che è fuggita dalla guerra portando in braccio la speranza al posto dei bagagli

Mila* fissa il vuoto, le dita avvolte attorno alla tazza di caffè fumante. I suoi pensieri sembrano trasportarla oltre le mura del Centro di Accoglienza Temporanea per Profughi di Cărpineni, lì dove fin dall’inizio della guerra in Ucraina sono arrivate migliaia di persone in fuga e dove Ai.Bi. ha allestito i primissimi interventi del progetto BAMBINIxLAPACE, poi sviluppatosi in tante attività sul tutto il territorio della Moldova.

La rottura di ogni certezza

Quando inizia a raccontare le sue “storie di guerra”, gli occhi di Mila si illuminano:  “Ho cinque figli e sette nipoti” – racconta con un orgoglio che riesce a farsi strada attraverso il dolore delle perdite e delle distanze. Uno dei suoi nipoti è nato proprio qui, in Moldova: un dettaglio che le strappa un breve sorriso carico di speranza.
Prima della guerra, Mila e suo marito vivevano a Odessa. La figlia più giovane era al settimo mese di gravidanza, pronta a diventare madre per la seconda volta. La vita aveva il passo lento e felice delle giornate piene di risate, di piccoli progetti e dei bambini che correvano per casa. Poi, le esplosioni hanno messo fine a tutto.
“Spaventavano non solo noi, ma anche il piccolo che si agitava nel ventre della madre”, ricorda Mila. Inizialmente avevano pensato che tutto sarebbe finito in fretta, ma quando una nuova esplosione, più vicina, fece andare in frantumi le finestre di casa, si spezzò anche qualsiasi illusione di sicurezza. “Era l’ultimo giorno d’inverno – ricorda oggi Mila. E fu anche l’ultimo giorno in Ucraina”.

La fuga

Il marito, non essendo ancora in pensione, non poteva lasciare il paese, così come i figli e il genero, rimasti lì con le loro famiglie. Mila, invece, prese la figlia incinta e il nipotino di 9 anni e si mise in viaggio verso “il luogo amico più vicino”: Chișinău, la capitale della confinante Moldova.
Con loro avevano solo pochi vestiti, i documenti e le cose necessarie per il bambino: “Non avevamo preso nemmeno il dentifricio”, dice Mila, ancora stupita dalla speranza con cui credeva che, nel giro di una settimana, sarebbero tornati a casa.
Inizialmente si sistemarono in un hotel di Chișinău, ma le notizie che arrivavano dall’Ucraina e il continuo flusso di nuovi rifugiati, fecero capire a Mila e sua figlia di non poter arrischiarsi a tornare, specie con una gravidanza così avanzata in corso.
Le donne iniziarono, così, a cercare una sistemazione che potesse essere a lungo termine, rimanendo colpite dalla solidarietà delle persone incontrate “Nessuno ci ha chiesto chi fossimo o da dove venissimo. Hanno capito la nostra situazione e ci hanno accolto, semplicemente – ricorda con gratitudine Mila.
Una fortunata coincidenza fece sì che trovassero un alloggio accessibile proprio vicino al Centro per la Madre e il Bambino di Chisinau, dove la giovane madre è stata assistita durante il parto.

Vecchi ricordi, nuove meraviglie

Il legame di Mila con la Moldova, però, non è nato con la guerra. Anni prima, quando gestiva una struttura turistica in Ucraina, si era imbattuta in un bambino smarrito, troppo piccolo per spiegare chi fosse. Ma le poche parole in rumeno e il nome pronunciato le avevano fatto capire che veniva dalla Repubblica Moldova e, nel giro di poche ore, Mila riuscì a riportarlo tra le braccia della madre. “Allora non potevo certo immaginare che questo Paese mi avrebbe regalato un’altra meraviglia: mio nipote!”.
Oggi, Mila e suo marito (che nel frattempo è andato in pensione e ha potuto lasciare il Paese) vivono presso il CPTR di Cărpineni, dove ricevono supporto psicologico e materiale offerto dall’associazione “Amici dei Bambini – Moldova”.
La loro figlia, insieme ai due bambini, ha trovato il suo equilibrio nella nuova quotidianità. Il nipote più grande frequenta una scuola vicino casa e ha già molti amici. Il piccolino, che ha poco più di tre anni, “fa parte di questa casa fin dal giorno in cui è nato”, precisa Mila.
Anche i vicini li hanno “adottati” a modo loro: nei momenti più difficili (e anche dopo) hanno offerto alla famiglia vestiti, giocattoli e cibo caldo. “Visto che il piccolo è nato in Moldova, lo chiamano con affetto ‘il nostro piccolo moldavo’, e questo ci fa sentire meno stranieri”, racconta.
Certo, rimangono le profonde ferite e le perdite portate dalla guerra “che non guariranno mai, ma – aggiunge con ritrovata serenità Mila – la vita non si ferma solo perché il mondo intorno si spezza!.
Nonostante le storie di guerra e le perdite, nuove vite continuano a fiorire, proprio come quella del loro nipotino, a cui Mila accenna con gioia: “Questa è la vera meraviglia. E dobbiamo saperne gioire”, conclude.
E nelle sue parole, un mondo lacerato dalla guerra sembra ricomporsi, anche solo per un istante, attorno a un’unica certezza: la vita, per quanto spezzata, continua ad andare avanti.

Il progetto

Il progetto “Risposta Umanitaria Integrata per gli Ucraini Colpiti dal Conflitto e i Cittadini di Paesi Terzi in Ucraina, Polonia, Romania e Moldova” è finanziato dal Ministero Federale degli Esteri della Germania tramite Diakonie Katastrophenhilfe ed è realizzato da APSCF in collaborazione con diverse ONG, tra cui Amici dei Bambini – Moldova, che coordina il progetto “Il Ludobus per la Pace”, parte integrante di questa iniziativa umanitaria.

* Per motivi di sicurezza, i nomi dei protagonisti sono stati modificati. EMERGENZA UCRAINA