Ucraina: un peluche come mamma

Vogliamo raccontarvi una storia tra tante altre storie, con cui ci incontriamo quotidianamente e grazie alla quale possiamo capire in profondita’ la ferita che portano i bambini abbandonati dentro di se e che spesso non guarisce mai.

Questa settimana si è svolto un’icontro con i ragazzi di Volodarka. Durante i nostri incontri con i ragazzi all’interno del progetto dell’inclusione sociale dei giovani care leavers cerchiamo di capire i bisogni che hanno, analizzare il nostro intervento per ogni caso particolare e dare un supporto concreto. Anche questa volta abbiamo affrontato temi diversi : discussione della storia di ognuno, i problemi della famiglia, gli studi, il futuro lavoro. I ragazzi hanno parlato molto delle aspettative che riguardano gli eventuali studi dopo l’uscita. Tutti hanno gia’ scelto dove studiare. Proprio questi giorni anche Yaroslav, un ragazzo appena uscito dall’istituto di Volodarka, ha ricevuto la risposta positiva dal liceo tecnico-professionale di Berdychiv. Ma a differenza degli altri ha voluto subito raccontare che voleva studiare nella sua citta’, vicino a sua mamma. E’ stata la stessa madre a dirgli di andare lontano a distanza di 60 km perche secondo lei: “ Tu non mi servi qui, tra i piedi, mi darai solo fastidio”. Ha raccontato che sono gia’ passati 6 anni dentro l’istituto senza mamma, ed orasarebbero di nuovo altri 3 anni a distanza. Abbiamo visto tanta disperazione negli occhi di questo ragazzo.

Alla fine dell’incontro, visto che in ufficio e’ arrivato un pacco con i vestiti da parte dei sostenitori dall’Italia, abbiamo proposto ai ragazzi di scegliere quello che vogliono. Le ragazze subito hanno cominciato a scegliere quello che piaceva di piu’, ma quando e’ arrivato il momento della scelta per i ragazzi, Yaroslav ha scelto solo un piccolo peluche, un’orsetto che pensavamo di regalare al qualche bimbo piu’ piccolo. Ha preso questo peluche e l’ha subito abbracciato, dicendo che e’ da tanto tempo che desiderava di averne uno. Certamente non potevamo dirgli di no.

Gli psicologi sanno benissimo spiegare l’uso dell’oggetto transizionale.. un oggetto che viene investito emotivamente ed acquista un valore elettivo tale per cui il bimbo difficilmente se ne separa, soprattutto al momento di addormentarsi (separazione dalla mamma). Tale oggetto ha per il bambino un valore particolare e un significato affettivo molto intenso in quanto ricorda il contatto con la mamma ed è la prima ricchezza che egli possiede! Il ruolo dell’oggetto transizionale è quello di accompagnare il bambino e di fungere da rappresentante concreto dell’ambiente familiare, qualcosa da stringere se si sente solo, da accarezzare se ha bisogno di coccole, da tenere vicino se si sente insicuro. La copertina, ciuccio, il peluches, svolgono quindi la funzione di famiglia e sopratutto la mamma! In quanto tale sappiamo che non solo non è assolutamente una forma di dipendenza, ma anzi rappresenta una tappa fondamentale nello sviluppo psicologico e sociale del bambino perché consente al bambino di effettuare la transizione dalla prima relazione con la madre alla relazione con l’altro. Sappiamo anche che questi oggetti compaiono di solito tra 1 e 12 mesi. Quando il bambino si sentirà sufficientemente sicuro emotivamente per poter affrontare gli ambienti e le persone nuove, quando avrà terminato il processo di interiorizzazione delle figure di riferimento e quando aumenterà il suo interesse per gli stimoli sociali e culturali, lascerà spontaneamente i suoi oggetti transizionali.

Il nostro Yaroslav ha scoperto il suo oggetto transizionale all’eta’ di 17 anni! In realtà questo peluche a Yaroslav serve proprio ora, perchè inizia “ufficialmente” la sua vita sociale al di fuori dell’istituto. E’ possibile che lo utilizzi ancora per un po’ di tempo, soprattutto nei momenti in cui si troverà ad affrontare situazioni per lui nuove, nelle quali avrà  bisogno di avere – metaforicamente – la sua mamma di fianco.