Un convento non è una casa: come trovare una mamma e un papà a una bimba orfana?

Gentile associazione Ai.Bi,,

ho letto l’articolo sull’affido internazionale. Si è sbloccato nulla? Una suora mia amica mi ha chiesto come fare per una bambina orfana che per il momento vive con le suore in Repubblica Centrafricana. Le suore mi dicono che avrebbe bisogno di una famiglia, una mamma e un papà. Non può vivere per sempre con loro. E’ difficilissimo anche pensare che possa trovare una famiglia che la accolga nel suo Paese, perché lo stato non funziona, c’è la guerra che ha ridotto in miseria tutte le famiglie, il cibo scarseggia, ecc… Purtroppo ho visto che in Repubblica Centrafricana non ci sono enti autorizzati. Ne deduco che non si può fare proprio nulla? Dovrà stare per sempre con le suore?

Federica

 

IRENEBERTUZZIGentilissima Federica,

per quanto riguarda la generale questione dell’affido internazionale non ci sono purtroppo novità. Nel 2010 a seguito del terremoto che distrusse Haiti, Amici dei Bambini chiese all’autorità italiana di introdurre nel nostro Paese l’istituto dell’affido internazionale, che avrebbe potuto rispondere a quell’emergenza e ad altre future. L’affido internazionale è inserito nel Ddl di ratifica della Convenzione de l’Aja del 1996, il cui testo ci risulta essere in discussione presso le Commissioni Giustizia e Affari Esteri e Comunitari del Senato italiano. A distanza di 18 anni l’Italia è l’ultimo Paese in Europa che ratificherà la Convenzione.

Riguardo alla Repubblica Centrafricana, come correttamente lei stessa riporta, non esistono enti autorizzati che operano nel Paese. In passato la Repubblica Centrafricana riconosceva la possibilità di adottare solo a coppie residenti nel suo territorio da almeno dieci anni. Requisito che ovviamente impediva la realizzazione di adozioni internazionali. Tuttavia la situazione socio-politica attuale non è semplice. Come ha ricordato il Papa all’Angelus di domenica 14 settembre 2014, il Paese è in guerra. Ufficialmente ieri, 15 settembre 2014, è iniziata la missione voluta dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per favorire la pacificazione nel paese e proteggere la popolazione civile che sta gravemente soffrendo le conseguenze del conflitto in corso. Insieme al pontefice, c’è da augurarsi che “quanto prima la violenza ceda il passo al dialogo”. Rispetto poi al caso specifico della bambina accolta dalle suore, bisognerebbe anzitutto accertarne l’effettivo stato di abbandono. Non basta essere orfani per poter essere adottati; magari la bimba ha un parente pronto a prendersi cura di lei. Qualora invece la piccola risultasse effettivamente abbandonata, la soluzione non sarebbe l’affido internazionale, ma l’adozione. Per cercare di aiutare la bimba, il consiglio che posso darle è di rivolgersi direttamente alla Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI), sempre tenendo in considerazione il fatto che nei Paesi in guerra l’adozione internazionale non può e non deve essere la prima risposta, nel pieno rispetto del principio di sussidiarietà.

Restiamo a disposizione per ogni ulteriore dubbio o perplessità,

Irene Bertuzzi

Responsabile Adozioni Internazionali di Ai.Bi.