“Una doccia calda? Il più bel regalo di Natale”. La prima notte nella casa di accoglienza di Ai.Bi.

messina_ragazzi350x200Con un caffè in meno al giorno, settanta sostenitori, con il loro  Sostegni senza distanza, hanno regalato a dodici minori la prima notte da bambini  dopo mesi di sofferenze, un viaggio in mezzo al Mediterraneo che è stato una sfida vinta con la vita, e alcuni giorni passati nella tendopoli allestita vicino al Palanebiolo di Messina. Il progetto Bambini in alto mare (BAM) è davvero un’ancora di salvezza per i piccoli profughi.

All’uscita dalla tendopoli, impauriti e diffidenti fissavano con gli occhi sgranati  i volti degli adulti. I dodici adolescenti, tutti di origine egiziana, durante il loro trasferimento dal centro di prima accoglienza alla casa d’accoglienza di Ai.Bi. non hanno fiatato. Cercavano solo di capire cosa stesse accadendo intorno.

Nel gruppo, Faris quasi scompariva. Mingherlino, era intabarrato in un cappotto quattro volte più grande di lui. Jamaal non ne voleva sapere di separarsi da un cartone nel quale è custodito tutto il suo patrimonio: una camicia, un pantalone, due paia di calzini e qualche foto. Si son fatti coraggio l’un l’altro. Poi una volta superata la soglia di casa, si sono rilassati e hanno iniziato a ridere con fragore crescente. Almeno i più piccoli. Perché i grandicelli hanno sentito il bisogno di pregare, prima di andare a letto. Dopo il capitolo dell’odissea in mare, si era concluso nel migliore dei modi anche quello della  sopravvivenza nel PalaNebiolo di Messina. E volevano ringraziare Allah, per questo. Uno di loro, alternando gesti a un inglese stentato, ha spiegato infatti che in mezzo a centinaia di adulti si sentivano minacciati. Il timore dei più piccoli è quello di essere derubati. Per questo hanno cercato di restare vigili anche di notte.

Dopo aver preso le ‘misure’ della nuova casa, è iniziata tra i ragazzi la più classica lotta per la conquista dei posti.  I più gettonati erano i piani alti dei letti a castello. Ahmad ha esibito doti di acrobata quando da notevole distanza si è tuffato a pesce su uno di essi. E ha scelto di non cenare per paura che i suoi compagni gli ’rubassero’ il posto-letto.

Ma la scena più tenera è stata quella di Khalid. Tredici anni, robusto, dimostra più anni di quelli reali. Dopo aver cenato, ha fatto da solo un ulteriore giro di perlustrazione della casa. In uno stanzino ha avvistato tanti peluche regalati da Ikea e destinati ai piccoli ospiti. Le operatrici non li avevano tirati fuori, ritenendo il gruppo composto da bambini ormai ‘grandi’.  Sbagliando, evidentemente. Khalid, senza dare troppo nell’occhio, ne ha preso uno, l’ ha abbracciato e poi lo ha portato con sé nel lettino. E’ bastato stringere a sé l’orsacchiotto, per addormentarsi sereno. Quelli più grandi, hanno giocato un  po’ a dama prima di andare a letto.

La prima nottata è passata serena per tutti. Al risveglio, Omar si è ‘goduto’ una doccia infinita. E ha confidato che erano mesi che non vedeva una doccia vera. Continuava a ripetere «Wonderful! Wonderful! This is a great Christmas gift! Wonderful».

Ali, a dispetto della sua altezza, è il leader del gruppo. E’ uscito dal bagno con i capelli tutti impomatati di gel, tanto che i compagni lo hanno canzonato per tutto il tempo con simpatici sfottò.  Lui rideva con gli altri e cercava conferme alla sua bellezza toccandosi di continuo la sua cresta alla moda. E’ lui il ragazzo che ha convinto gli altri amici di avventura a restare nel PalaNebiolo. La responsabile dell’equipe psicologica di Ai.Bi. lo aveva incrociato la sera del 9 dicembre per le strade di Messina. Nascosto in un passamontagna nero, vagava senza meta. Poi ha trovato il coraggio di chiedere dove fosse la stazione di Milano. Lei gli ha parlato nel linguaggio universale dell’accoglienza e gli ha chiesto di fidarsi. Che sarebbe stato aiutato. Ma che era indispensabile restare con gli altri. Lui le ha creduto ed è tornato indietro, nel centro da dove era fuggito poche ore prima. Non prima di aver ottenuto la garanzia di non essere spedito a scuola. Come gli altri, sogna un lavoro che gli permetta di mantenere se stesso e la famiglia che è rimasta in Africa. Finora la vita non gli ha insegnato che lui è ancora solo un bambino.