Usa. Il gigante vacilla: al via la riforma della legge federale per rispondere alla crisi

adozioniIl gigante vacilla. Anche in America si parla di depressione delle adozioni internazionali soprattutto per quanto riguarda gli ultimi anni. Ma a differenza di tanti altri Paesi, e in particolar modo dell’Italia,  il Governo di Obama non è certo rimasto a guardare. Anzi si è rimboccato le maniche e si è messo subito all’opera. Mettendo mano ad una vera e propria riforma delle legge federale a favore delle adozioni internazionali.

Tutto all’opposto rispetto a quanto accade in Italia dove tutto si è arenato nonostante i buoni propositi iniziali del Premier Renzi e del ministro Boschi all’indomani del rientro delle famiglie dal Congo lo scorso 28 maggio. Solo un mese dopo, infatti, in Parlamento si è votato il Testo unitario (in cui confluivano tre mozioni) che di fatto lascia intatta la legge 184 del 83.

Mentre gli USA, quindi, stanno lavorando per rilanciare le adozioni internazionali, l’Italia ha abbandonato ogni idea di riforma definendo l’attuale legge “lungimirante”.

In cosa consiste la riforma americana?  In sostanza ruota attorno all’ uniformazione degli standard degli iter per le adozioni internazionali e l’accreditamento delle agenzie che si occupano di adozioni internazionali secondo standard federali uguali per tutti.

Fino al 2013, infatti, ogni Stato dell’Unione regolamentava le adozioni internazionali autonomamente. I 50 Stati che compongono la Federazione avevano dunque degli standard in materia di adozione anche molto diversi fra loro. Questo ovviamente ha causato delle incoerenze sulle procedure adottive seguite in Nepal e in altri paesi. Inoltre molti Stati non erano dotati di strumenti legislativi che permettessero di perseguire penalmente le agenzie che commettevano pratiche illegali nelle adozioni internazionali.

Per ovviare a questi problemi nel 2012 è stata scritta una nuova legge federale sulle adozioni internazionali che si chiama “Universal Accreditation Act” (UAA). La legge è stata firmata dal Presidente il 14 gennaio 2013. Le legge è entrata in vigore 18 mesi dopo la sua ratifica dunque il 14 luglio 2014. L’accreditamento federale diventa dunque obbligatorio per tutte le agenzie e persone che voglio offrire servizi di adozione internazionale.

Il controllo e la valutazione sugli enti che si occupano di adozioni internazionali diventa dunque di competenza del governo federale: si valuta, così, se l’agenzia oppure la persona che intende offrire questi servizi rispetta nel suo lavoro gli standard federali in linea, tra l’altro, con quelli della Convenzione dell’Haja.

Non a caso nel marzo 2014 il Centro per le politiche adottive, un’organizzazione indipendente con sede a New York,  aveva lanciato un duro j’accuse al Dipartimento di Stato. Per il Centro, infatti, era tutta colpa dell’Autorità centrale americana.

“Negli ultimi cinque anni”, si dice nella nota, “il governo USA ha avuto un approccio piuttosto negativo in materia di adozione internazionale”.

Da un punto di vista operativo, il Centro non risparmia le critiche all’Autorità centrale, rea “di non aver fatto abbastanza per supportare i paesi desiderosi di aderire alla Convenzione dell’Aja, per metterli cioè in condizione di realizzare accordi rispettosi dei diritti dei bambini; sostiene, viceversa, che negli ultimi anni il Dipartimento avrebbe adottato una strategia poco costruttiva, di critica nei confronti di paesi come la Cina e l’Etiopia, e di non aver fatto abbastanza, a livello diplomatico, per impedire il divieto di adozioni verso gli USA da parte della Federazione Russa”.

A quanto pare, poi, la fuga delle coppie dall’adozione è un fenomeno che sta colpendo anche le famiglie americane, le quali – denuncia il Centro – piuttosto che affrontare le sempre più frequenti lungaggini burocratiche e amministrative, scelgono di non rischiare e si sottraggono a quelle che vengono definite “inutili trappole”.