Utero in affitto: se il bambino muore entro due anni, lo sostituiscono gratis

Il “mercato” dell’utero in affitto raggiunge nuove agghiaccianti vette: nelle “garanzie” della spagnola Gestlife è prevista la possibilità di rifare tutta la pratica, gratuitamente, se il bambino nato da maternità surrogata muore, per qualsiasi motivo, entro i primi due anni di vita

Come ben noto, la maternità surrogata è una pratica vietata dalla legge, in Italia. Eppure, se si cercano informazioni su Internet, ci si imbatte senza alcune difficoltà in siti come quello di Surrogacy Italy, emanazione della spagnola Gestlife, agenzia che, in un’intervista del 2019 pubblicata da Open, veniva definita da un consulente “uno studio di consulenza legale”.
Di fatto, però, è una realtà che gestisce dall’inizio alla fine l’iter di chi vuole avere un bambino tramite utero in affitto. Basta andare al sito citato per rendersene conto e leggere dettagliatamente tutti i riferimenti e le informazioni che vengono ben dettagliate. E già qui ci sarebbe da farsi una prima domanda: ma se l’utero in affitto è vietato per legge in Italia, come è possibile che si trovi così facilmente un sito che la “pubblicizza” e dia tutti i riferimenti per chi volesse chiedere ulteriori informazioni?

Un bambino “in cambio” se muore quello nato da utero in affitto

Non bastasse questo, il magazine online La Nuova Bussola Quotidiana ha evidenziato una allucinante “garanzia” che verrebbe offerta da suddetta agenzia / studio di consulenza legale ai propri clienti. Precisamente è la “garanzia” numero 24 dell’elenco di 46 riportate da Gestlife: “GestLife è l’unica compagnia al MONDO che vi copre per questa terribile eventualità, [la morte del bambino dopo il 7° mese di gravidanza n.d.r.] garantendovi il riavvio dello stesso programma… fino a due anni dopo la nascita, in caso di morte del bambino per qualsiasi motivo o causa (compresi gli incidenti domestici o stradali). Senza alcun costo per voi”.
Non si arriva a un “soddisfatti o rimborsati”, ma poco ci manca. Davvero questa “clausola”, al di là di tutto, pone il figlio allo stesso livello di un “prodotto” qualsiasi, che si può comprare e per il quale valgono “due anni di garanzia”: se entro questo periodo, per qualsiasi motivo, il “prodotto” si rompe, si può averne un altro gratis in sostituzione.
Davanti a queste estremizzazioni, si rende sempre più necessario ribadire la richiesta di una messa al bando universale della pratica dell’utero in affitto, ma anche il contrasto a tutte le varie manifestazioni e attività che in qualche modo la promuovano, a partire dalla fiera Wish for a Baby in programma a Milano contro la quale Ai.Bi., insieme ad altre associazioni, ha firmato un esposto alle autorità di vigilanza e sicurezza.