Utero in affitto. Dalla Conferenza dell’Aja una scandalosa apertura alla maternità surrogata?

Riunita fino al 16 ottobre, l’importante assemblea affronterà il tema della GPA. Insorgono le associazioni femministe

La Conferenza dell’Aja sul diritto internazionale privato apre all’utero in affitto? Pur avendo negato tale finalità, l’importante assemblea, cui aderiscono più di 70 Paesi oltre all’Unione Europea e che, dalla fine del XIX secolo, ha lo scopo di uniformare il diritto internazionale privato, eliminando le incertezze derivanti dalle differenze legislative su un medesimo tema tra i vari Paesi, si sta riunendo in queste ore e fino al 16 ottobre e discuterà, tra le altre cose, di maternità surrogata. Una pratica consentita solo in dieci Paesi del mondo, ma cui ricorrono migliaia di cittadini di altre nazioni in cui questa è vietata. Una scelta, quella di affrontare l’argomento, che apre a un dubbi: quello che, sotto, ci sia la (scandalosa) intenzione di avviare un dibattito sulla necessità di normare la GPA (Gestazione per Altri). Sul tavolo ci saranno infatti i temi più spinosi: lo status dei neonati e la loro registrazione all’anagrafe, soprattutto nel caso di coppie omogenitoriali, su tutte.

Anche le associazione femministe riunite nella CIAMS (Coalizione Internazionale contro la Maternità Surrogata), schierate contro la GPA per lo sfruttamento del corpo femminile e del ruolo della donna, hanno sollevato forti obiezioni. “Con questa posizione – hanno scritto le femministe italiane di “Se non ora quando – libere”la Conferenza dell’Aja riconosce de facto l’accettabilità della maternità surrogata e legittima e rafforza il mercato globale della produzione di bambini”.

Utero in affitto. CIAM contro la Conferenza dell’Aja

La CIAMS, come spiega Avvenire, “ha una posizione completamente abolizionista: stop alla Gpa in qualsiasi forma (‘altruistica’ e commerciale) proprio perché contraria alla dignità umana, come del resto stabilito tra gli altri dalla Corte costituzionale in Italia e dalla stessa Unione Europea, e portatrice di una ‘ineguaglianza inaccettabile’ tra i sessi, paragonabile nei suoi effetti alla schiavitù”. A tal fine è stato approntato un contro-documento che chiede agli Stati di impegnarsi a fermare le coppie che si spostano in Paesi dove questa pratica è consentita.

“Naturalmente – ricorda, sempre su Avvenire, Antonella Mariani – si tratta di dichiarazioni di principio: per contrastare la pratica dell’utero in affitto in tutto il mondo occorre che essa diventi reato nei singoli Paesi (è già così in Italia e in quasi tutti gli Stati europei, tra le eccezione Grecia, Ucraina e Cipro del Nord) anche se compiuta all’estero. Dunque i Paesi che, in futuro, vorranno aderire alla Convenzione dovranno approvare leggi che la interdicano, la prevengano, la dissuadano e la sanzionino, con conseguenze penali e civili. In particolare, sarà necessario che qualsiasi contratto tra i genitori committenti e la madre surrogata sia dichiarato nullo, e che la legge proibisca in modo netto che una donna sia privata del suo legame di filiazione con il neonato che ha messo al mondo”.