Vacanze pre- adottive: una nuova possibilità?

In Io donna del 1o agosto, Ai.Bi., uno tra i maggiori enti accreditati presso la Commissione Adozioni, promuove le vacanze preadottive in Italia di bambini colombiani grandicelli e, a sostegno della propria tesi, cita come precedente positivo quello dei soggiorni terapeutici post Chernobyl, seguiti, a suo dire, da molte adozioni di orfani già grandi. Peccato che il presidente Ai.Bi., Marco Griffini, sia stato il più fiero oppositore di queste vacanze da Chernobyl, che erano e restano a fini terapeutici e non adottivi. Chi come me si occupa da quasi vent’anni di tali accoglienze e nella mia qualità di presidente dell’Avib (la Federazione che riunisce associazioni che ospitano bambini bielorussi ) non può dimenticare gli attacchi gratuiti fatti da Griffini e le sue certezze in merito al fatto che tali vacanze rappresentassero un modo per “testare i bambini “. Certo si può sempre cambiare idea e Marco Griffini pare proprio averla cambiata a suo favore. Non vogliamo essere noi a chiedergli che succederà a quei bambini colombiani al termine di tre settimane di vacanza se il test preadottivo non andasse bene, tuttavia – per non favorire cattiva informazione – vorrei sottolineare che le vacanze terapeutiche da Paesi ancor oggi afflitti da contaminazione radioattiva continuano a essere vacanze di risanamento,indipendentemente dal fatto che l’ospite abbia una famiglia in patria o no.

Arena Ricchi

 

preadottive - CopiaL’articolo ha dato conto dell’avvio di una nuova possibilità di incontro tra coppie e bambini nell’ambito dell’adozione e non dei cambiamenti d’opinione (se mai ce ne sono stati) del presidente Ai.Bi. Il riferimento ai soggiorni terapeutici – un’esperienza completamente diversa da una vacanza preadottiva, basti pensare che in quest’ ultima la coppia deve essere in possesso del decreto d’ idoneità – voleva solo essere un esempio per ricordare che l’incontro tra famiglie e bambini spezza molti tabù. E in questi anni ha contribuito a creare un clima positivo per riflettere sull’accoglienza, anche adottiva, di bambini grandi o gruppi di fratelli. (B .V.)