Verso il Nuovo Dpcm. Riapertura scuole, negozi e sci: gli italiani in balia delle liti fra i ministri

Nel mezzo c’è un Italia, che attende una linea da seguire, nella speranza di essere traghettata fuori dalla tempesta sanitaria ed economica del virus.

Il governo è al lavoro per discutere il contenuto del nuovo Dpcm che dovrebbe entrare in vigore dopo il 3 dicembre, data di scadenza dell’attuale decreto.

Tra le proposte sul tavolo, se la curva epidemiologica si confermerà in discesa, non mancano nuove regole per il commercio, con la possibilità di tenere i negozi aperti con orario prolungato per evitare assembramenti e con ingressi contingentati. Si discute anche della possibilità per i ristoranti, delle zone gialle, di rimanere aperti la sera, ma non durante le festività.

Tra gli argomenti di dibattito che più di altri continuano a dividere la squadra dell’esecutivo c’è, come sempre, la scuola.

Ovviamente sono contenta anche io perché la curva si sta appiattendo, ma c’è una cosa che non capisco. Percepisco una grande euforia, vi sento parlare di aprire i negozi, i ristoranti, le piste da sci… Ma nessuno di voi ha qualcosa da dire sulla scuola? Davvero pensate che con il Dpcm del 3 dicembre si possa riaprire tutto, lasciando chiusi i licei?” ha domandato Lucia Azzolina ai suoi colleghi nel corso di una riunione di Palazzo Chigi, così come riportato dal Corriere della sera.

A sostegno della collega è intervenuta il ministro della Famiglia e delle pari opportunità Elena Bonetti e per parte dei penta stellatati la speranza è di poter riaprire gli istituti dal 7 gennaio. Ma come sottolineato dal Corriere, il Ministro della Salute è cauto: “ Dovremo vedere come siamo messi’, perché gennaio è lontano ed è impossibile prevedere la situazione epidemiologica dopo le feste di Natale”.

È quindi evidente che non sia scemato il tira e molla tra i membri dell’esecutivo, fra chi spinge per accelerare e chi tira il freno.

La posizione del governo rimane cauta. Il timore è quello di una terza ondata nel mese di gennaio.

Nel mezzo c’è l’Italia, che attende una linea da seguire, nella speranza di essere traghettata fuori dalla tempesta sanitaria ed economica del virus e che invece, ancora una volta, si ritrova in balia di decisioni politiche prese da ministri in disaccordo. Al di là di ogni riferimento che possa offrire la comunità scientifica.

Il buon senso è d’obbligo. Seguiamo un’ atteggiamento più cauto, se il sacrificio di oggi permetterà di scongiurare una terza ondata dopo Natale. Ciò che si risparmierà in spese di sanità ( terapie intensive, ricoveri, ecc…) potrebbe così essere devoluto come “ristoro” a lavoratori, famiglie e commercianti messi in ginocchio dalle prolungate chiusure.