Video shock da Lampedusa: la procura di Agrigento apre un fascicolo

procura agrigento 1 200L’ accoglienza, è solo nel nome. Il Centro di contrada Imbriacola a Lampedusa, dove i profughi, nudi contro una parete, vengono ‘irrorati’ con una soluzione antiscabbia, è finito nel mirino della procura di Agrigento. Il procuratore capo Renato Di Natale ha aperto un fascicolo e nei prossimi giorni ascolterà l’autore del video che il TG2 ha parzialmente trasmesso. Il reato ipotizzato è al momento quello di violenza privata, a carico di ignoti. Il giovane siriano che ha registrato con il telefonino le discusse operazioni sanitarie, teme che possano scatenarsi nei suoi confronti ritorsioni da parte degli operatori che lavorano nel centro. 

Sono 391, tra i quali 27 donne e 38 minori, i migranti ospiti in questo momento del Centro. Intervistato dall’Ansa, Cono Galipò, amministratore delegato di “Lampedusa accoglienza”, la cooperativa che gestisce la struttura, definisce la situazione all’interno della struttura ‘totalmente tranquilla’. Il responsabile del Centro ha aggiunto di avere già inviato alla prefettura di Agrigento una relazione sul filmato trasmesso dal Tg2. “Nella relazione spieghiamo in modo dettagliato qual è il protocollo che è stato seguito”, aggiunge Galipò, che respinge le accuse su comportamenti disumani nei confronti dei migranti e ribadisce che sono stati gli stessi profughi a denudarsi perché stanchi delle lunghe procedure connesse al trattamento sanitario.

“Alcune criticità – ammette il responsabile – ci sono, ma sono legate alla situazione della struttura. Quando abbiamo preso in gestione il Centro, il 1° giugno del 2007, la stampa lo ha definito ‘un albergo a quattro stelle’, oggi ci accusano invece del contrario. Certamente ci sono alcune carenze strutturali che vanno risolte, ma di sicuro non è un lager”. Galipò difende “il lavoro svolto con professionalità” all’interno del centro da una cinquantina di operatori tra medici, infermieri, psicologi e mediatori culturali. In riferimento ai getti sanitari per la disinfestazione all’aperto, mentre i migranti erano tutti nudi al freddo, senza un minimo di privacy, Galipò dice: “E’ il protocollo da seguire quando si spruzza un prodotto come il benzoato di benzina…”.