“Vogliamo sapere come sta Vova” Perse le tracce del bambino del Kirghizistan

vovaVova sembra scomparso nel nulla. Dal suo Paese, il Kirghizistan, non arriva più alcuna notizia di lui. Il governo cirghiso ha bloccato le procedure per la sua adozione.

Vova, diminutivo di Vladimir, ha 4 anni e stava per essere adottato dalla famiglia Selini di Palazzolo sull’Oglio, comune del bresciano. Aveva bisogno di una famiglia e sembrava averla trovata. I Selini erano andati in Kirghizistan, avevano vissuto una settimana con lui ed erano quindi tornati in Italia per sbrigare le ultime procedure necessarie per l’adozione. Ma da allora non l’hanno più visto e, quel che è peggio, non hanno saputo più nulla di lui.

La situazione per le adozioni in Kirghizistan – spiega Fabio Selini – si è drammaticamente complicata: all’inizio dell’anno abbiamo ricevuto la notizia ufficiale che il Paese era stato chiuso dalla Commissione per le adozioni internazionali e che il nostro Vladimir non sarebbe mai potuto diventare nostro figlio”.

Fabio e sua moglie Gessica hanno già un’esperienza di adozione, quella della figlia Daria, portata in Italia da San Pietroburgo. E ora non si danno per vinti. Per loro è iniziata una battaglia burocratica e mediatica. “La nostra famiglia – raccontano – ha chiesto alle istituzioni di aprire un canale di comunicazione con il Kirghizistan, ma per ora non abbiamo ottenuto alcuna risposta”. Visto il silenzio proveniente “dall’alto”, Fabio Salini ha deciso di percorrere una strada alternativa e ha avviato una campagna  fotografica. Da una sua idea è nata infatti la pagina Facebook “Come sta Vova” che chiede a tutti di postare una propria foto con un foglio in cui sia visibile la scritta “Voglio sapere come sta Vova”. Nei primi 3 giorni, l’iniziativa ha già raccolto 200 foto inviate da altrettante persone che hanno offerto il proprio volto a sostegno della causa.

Le fotografie raccolte verranno poi portate al Ministero degli Esteri italiano e alla Commissione adozioni internazionali. “Chiederemo alle autorità competenti – annuncia Fabio – di guardare negli occhi queste persone che ci hanno messo la faccia e di non voltarsi dall’altra parte”.