Vorrebbero andare a scuola, finiscono sulla strada: il dramma dei piccoli rifugiati siriani in Turchia

siria acqua 200Dal nostro inviato (Luigi Mariani) – Li noto sempre più spesso aggirarsi per le strade di città turche come Reyhanli, Antakya, Gaziantep, mentre chiedono l’elemosina o cercano di vendere fazzoletti ai passanti: sono i bambini siriani rifugiati in Turchia, costretti dalla miseria e dalla disperazione a un’infanzia di mendicanza e accattonaggio.

Proprio a Gaziantep, una sera, ho assistito a una scena che mi è rimasta impressa: un bambino siriano sui 10 anni, abituale frequentatore di un incrocio non lontano dal mio albergo, ha avuto il coraggio di chiedere l’elemosina persino al guidatore di un bus fermo al semaforo. Siccome non arrivava a raccogliere l’offerta direttamente dalle mani dell’uomo, troppo in alto per lui, il bambino ha dovuto raccogliere da terra la monetina gettatagli dall’autista; lo ha ringraziato ed è passato alla macchina successiva.

Purtroppo, a causa dell’alto afflusso di rifugiati siriani, il fenomeno dei bambini mendicanti in Turchia continua a crescere rapidamente, così come quello del lavoro minorile; questo, nel lungo termine, potrebbe comportare danni enormi per un’intera generazione di giovani siriani, che si trovano privati di un diritto fondamentale, ovvero quello all’educazione.

A molte famiglie rimaste senza nulla a causa della guerra, infatti, mancano persino i soldi per il pane, figurarsi quelli per iscrivere i figli a scuola: migliaia e migliaia di bambini sono quindi costretti a lavorare per contribuire al mantenimento familiare, per supportare se stessi e i propri cari.

Secondo l’Unhcr (l’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite), circa la metà del milione di siriani che risiedono in Turchia è composta da bambini; se circa il 60% di quelli che vivono nei campi ricevono un’istruzione, il 73% di quelli che vivono in città – ovvero la stragrande maggioranza – non vanno a scuola. Un recente rapporto dell’Unicef segnala invece che circa un bambino siriano ogni dieci è costretto a lavorare, in particolare in ambito agricolo, nei ristoranti, nei negozi, come venditori ambulanti.

Secondo dati ufficiali, si stima che in Turchia siano circa 900.000 i bambini che lavorano, 300.000 dei quali compresi fra i 6 e 14 anni; l’età legale per lavorare, nel paese, è di 15 anni. Tuttavia, i numeri reali sono presumibilmente molto più alti. In queste statistiche, infatti, non sono compresi i minori che lavorano sulla strada, né quelli siriani, che non potendo ottenere regolari permessi di lavoro, non vengono registrati; questo peraltro, secondo gli esperti, li espone a ulteriori rischi di abuso e sfruttamento.

Sebbene il governo stia cercando di contrastare il fenomeno, spesso può fare poco contro la disperazione delle famiglie siriane, che non hanno altra scelta se non quella di costringere i figli a supportarli nella loro quotidiana lotta per la sopravvivenza. Misure di supporto alla rete “informale” di scuole siriane che si è sviluppata in questi anni sul suolo turco sono attualmente allo studio del Ministero per l’Educazione; si spera che presto verranno implementati interventi in grado di svuotare le strade da bambini sporchi, malvestiti e infelici, per riempire le classi di studenti volenterosi, sorridenti e ansiosi di costruirsi un futuro.

 

In questo momento, la popolazione siriana ha bisogno di tutto l’aiuto possibile, da parte di tutti. Non restiamo a guardare.

 

Se vuoi dare anche tu il tuo contributo ai progetti di Ai.Bi. in Siria, per garantire ai bambini e alle famiglie siriane il diritto di sentirsi a casa, nel proprio Paese, visita il sito dedicato.

 

Fonti: The Guardian